Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/158

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atto quinto 147


Dem. Ecco Piramo che si avanza.

Lis. E la luna impallidisce.               (entra Piramo)

Pir. «Dolce luna, ti ringrazio de’ tuoi raggi solari; ti ringrazio, luna, poichè splendi ora così gioconda: alla luce graziosa ed aurea dei tuoi scintillanti raggi, spero di godere della vera vista dell’amata Tisbe. Ma fermiamoci: oh dispetto! Povero cavaliere, osserva qual terribile spettacolo ti si offre dinanzi! Occhi, mirate voi? Come può ciò essere? Oh tenerissima anitra! Mìa amica! Il tuo bel velo tutto macolato di sangue? Avvicinatevi, barbare Furie: Fati, venite, venite, tagliate il filo e fatemi cessare di essere; schiacciate, struggete, sgozzate, fate finire il mondo».

Tes. Codesta passione e la morte di una cara amante potrebbero rendere mesto un uomo.

Ip. Ne garrisco il mio cuore, ma pure ho pietà di lui.

Pir. «Oh natura! perchè formasti tu i leoni? dappoichè un vil leone mi ha qui sfiorata la mia cara, che è... no, no... che fu la più vaga donzella che vivesse, che amasse, che accarezzasse, che riguardasse con lieto aspetto. Venite, lagrime, inebbriatemi: esci, mia spada, e ferisci il seno di Piramo: a sinistra ferisci dove palpita il cuore; così io muoio, così, così, così. Ora son morto, ora men volo; la mia anima è in cielo: lingua, perdi la tua luce, luna, fuggitene in fretta: io muoio, io muoio, io muoio, io muoio, son morto».     (muore, ed esce il Chiaro-di-luna)

Dem. Egli è morto.

Lis. A nulla è ridotto.

Tes. Con l’aiuto di un chirurgo potrebbe però rinvenire e trovarsi un asino.

Ip. Come fu che il Chiaro-di-luna se ne andò prima che Tisbe ritornasse e trovasse l’amante suo?

Tes. Essa lo troverà al chiaror delle stelle. — Eccola che viene, e colla sua disperazione termina la commedia. (entra Tisbe)

Ip. Parmi che i suoi lamenti per un tal Piramo non debbano essere lunghi: spero che sarà concisa.

Dem. Un atomo farebbe piegare la bilancia fra l’amante e l’amata, a qual di loro sia meglio.

Lis. Essa l’ha di già cercato coi suoi dolci occhi.

Dem. E così geme, videlicet.....

Tis. «Addormentato, mio amore? Forse morta, mia colomba? Oh Piramo! sorgi, parla, parla. Muto del tutto? Morto, morto? Una tomba deve dunque coprire i tuoi teneri occhi? Quelle