Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/187

Da Wikisource.
176 tito andronico

mano... se il timore non ti ha reso vacillante com’io sono... aiutami ad escire da questa fatal voragine, odiosa come la bocca del nero Cocito.

Quin. Tendimi la destra sì ch’io t’aiuti... o, se la forza mi manca, perch’io sia trascinato dal tuo peso in seno a questo abisso, tomba dello sfortunato Bassanio. Ah! forza non ho per tirarti fino a me.

Mar. Nè forza ho io per salire senza il tuo soccorso.

Quin. Dammi di nuovo la mano; non più la lascierò se tu non sia fuori, od io teco nel fondo. Tu non puoi venir meco, ecco ch’io dunque ti raggiungo.     (cade egli pure dentro la fossa; entrano Saturnino e Aaron)

Sat. Venite meco; vuo’ veder questa caverna e chi è quegli che vi è caduto dentro. — Parla; chi sei tu che scendesti nelle viscere della terra?

Mar. Lo sfortunato figlio del vecchio Andronico, venuto qui nell’ora più fatale per trovarvi il tuo fratello Bassanio morto.

Sat. Il mio fratello morto? Tu non dici da senno. Egli è colla sua sposa verso il nord della foresta, entro una bella abitazione. Non è per anche un’ora ch’io vel lasciai.

Mar. Noi non sappiamo dove l’abbi lasciato vivo; ma qui, oimè! lo trovammo estinto.     (entra Tamora con seguito, Tito Andronico e Lucio)

Tam. Dov’è il mio sposo, l’imperatore?

Sat. Qui, Tamora; ma oppresso da un dolore di morte.

Tam. Dov’è il tuo fratello Bassanio?

Sat. Ora voi toccate con aspra mano la mia ferita; l’infelice Bassanio giace costà assassinato.

Tam. Dunque troppo tardi io vi reco questo fatale scritto, (dandogli una lettera) dove è esposta la trama di questa infausta tragedia. Stupita sono che un uomo possa celare sotto un sorriso grazioso tanta ferità e barbarie.

Sat. (legge) «Se mancheremo di raggiungerlo a tempo, destro cacciatore, (è di Bassanio che intendiamo) pensa soltanto a scavare una tomba per lui; tu c’intendi. — Va poscia a ricercare la tua ricompensa fra le ortiche che crescono a’ pie del vecchio albero, che fa ombra alla bocca di quella medesima fossa: e sii certo che con ciò avrai in noi eterni amici». Oh! Tamora, si udì mai più orribile cosa? Quest’è la fossa e quello l’albero: cercate, amici, se poteste scoprir il cacciatore che deve aver assassinato Bassanio.

Aar. Mio grazioso signore, ecco un sacco d’oro. (mostrandolo)