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182 | tito andronico |
Luc. Ah mia Lavinia! io vuo’ asciugare le tue gote.
Tit. Osserva, Marco, osserva! Io comprendo quello che essa ora dice. Avesse ora una lingua per parlare, ed esprimerebbe a suo fratello quello ch’io significo a te. Il drappo suo è molle tanto di pianto, che di alcun buon ufficio non può più esserle. Oh qual serie di dolori interminata è mai questa! tanto lontani da ogni conforto, quanto lo sono i limbi dalla felicità dei Cieli.
(entra Aaron)
Aar. Tito Andronico, l’imperatore mi invia a dirti che se ami i tuoi figli operi sì che Marco o Lucio si taglino una mano, o che te ne recida una tu stesso o gliene mandi, e in ricompensa ei ti ritornerà i figli tuoi vivi, e sarà tale il riscatto del loro delitto.
Tit. Oh generoso imperatore! Oh grazioso Aaron! Il nero corvo ha egli mai fatto udire accenti sì dolci, come quelli dell’allodola che ne avverte dell’alzarsi del sole? Con tutto il cuore manderò all’imperatore la mia mano. Buon Aaron, vuoi tu aiutarmi a troncarla?
Luc. Fermatevi, padre; voi non gli manderete quella mano gloriosa che ha atterrati tanti nemici: la mia vi sia sostituita: io posso perdere più sangue di voi; e sarà la mia vita che ricomprerà quella dei miei fratelli.
Mar. Quale delle vostre mani non ha difesa Roma, e innalzata non ha la mannaia sanguinosa nei combattimenti, facendo piombare la distruzione sugli elmi nemici? Ah! mano qui non v’ha che illustre non sia per geste illustri: la mia ha meno d’ogni altra operato, serva ella dunque oggi di riscatto a’ miei nipoti, e per un degno uso l’avrò conservata.
Aar. Accordatevi intorno alla mano che debbe essere immolata, per tema ch’essi non muoiano prima che giunga il loro perdono.
Mar. Sarà la mia.
Luc. No, pel Cielo!
Tit. Amici, non contendete più oltre; erbe appassite come questa debbono essere strappate: sia la mia mano.
Luc. Mio caro padre, se vero è che ti sia figlio, lascia ch’io riscatti i miei due fratelli dalla morte.
Mar. In nome della tenerezza del padre nostro e della nostra madre, fa ch’io ora ti provi il mio affetto fraterno.
Tit. Accordatevi fra di voi; a voi cedo l’onore.
Luc. Io corro dunque a cercare una scure.
Mar. Ma io solo ne farò uso. (esce con Luc.)
Tit. Avvicinati, Aaron, io gli ingannai entrambi; prestami la tua mano, ed io ti darò la mia.