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248 il mercante di venezia

risposte per disgravarmene! Ma lasciate ch’io vegga la mia fortuna, e faccia la scelta.

Por. Sia dunque: io sto schiusa in uno di quegli scrigni, e se mi amate, mi troverete. — Nerissa, e voi tutti, statevi in disparte. — S’oda la musica intantochè egli sceglierà, e se male sceglie, finisca, come il cigno che vien meno, in mezzo ai canti; e onde la comparazione sia più perfetta, i miei occhi formino il ruscello entro cui egli galleggi estinto. Se la sua scelta è felice, a che varrà la musica? Ella sarà come la squilla che tuona, allorchè sudditi fedeli rendono omaggio al loro monarca novellamente coronato. Sarà quello che sono, all’alzarsi dell’aurora, quei dolci concenti che penetrano l’orecchio di un novello sposo, allegrato da sogni lieti, e lo invitano alle voluttà dell’imeneo. — Eccolo ch’ei si avanza con eguale dignità, ma con maggior amore del giovine Alcide, allorchè abolì il tributo di una vergine, pagato da Troia gemente al mostro marino. Io sono vittima consacrata; le altre son le donne Troiane che cogli occhi commossi escono dalle mura, per veder l’esito dell’impresa. Va, Ercole! Se tu vivi, io vivo. Veggo il combattimento con terrore assai più alto di quello che non ne provi tu stesso che lo compi.

(s’ode la musica, intantochè Bassanio si accinge alla scelta dello scrigno)


Canzone.

1° «Dimmi, dove risiede l’amore, se nel cuore o nella testa? Dimmi, da che è generato e di che si alimenta?

Risposta 2ª «Generato è dagli occhi, e di sguardi si nutre; muore nella culla che l’ha veduto nascere. Suoniamo tutti il funerale dell’amore; io comincierò; ecco la squilla funebre».

Tutti. «Ecco la squilla funebre».

Bas. È così che spesso l’apparenza è al disotto della realtà! Il mondo è continuamente deluso dalle vane pompe, V’è forse ingiustizia, v’è causa tanto cattiva, tanto disperata, che, sostenuta da una voce eloquente, equa non rassembri? Vi è in religione eresia che una fronte schietta non santifichi, adattandovi un testo specioso, e nascondendo il veleno sotto i fiori? Non si trova vizio per quanto sicuro che non mostri all’esterno qualche sembianza di virtù. Quanti codardi, il di cui cuore è sempre trepido, che portano sul loro mento la barba di Ercole e del terribile Marte! Aprite loro il seno, e non vi rinverrete che visceri bianchi come il latte; essi non assumono che le esterne mostre del valore per rendersi terribili. Mirate la bellezza e vedrete che