Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/309

Da Wikisource.
298 timone di atene


Paz. Un pazzo in buone vesti, qualche volta simili alle tue. È uno spirito che talvolta apparisce come un signore: talvolta come un legista: talvolta come un filosofo: talvolta come un cavaliero; e generalmente sotto tutte le forme che l’uomo può vestire dai tredici agli ottant’anni.

Var. Dom. Tu non sei sempre pazzo.

Paz. Nè tu savio sempre: in quella guisa che io ho molte follie, tu difetti di molto spirito.

Apem. Una tale risposta sarebbe convenuta ad Apemanto.

Tutti i Dom. Sgombrate, sgombrate: s’avanza il nobile Timone.

(rientrano Timone e Flavio)

Apem. Vieni con me, pazzo, vieni.

Paz. Non mi garba di seguir sempre un amante, un fratello maggiore o una donna: potrei aggiungere anche un filosofo.

(esce con Apem.)

Flav. Pregovi, passeggiate qui vicino; parlerò con voi fra poco.     (escono i dom.)

Tim. Voi mi fate meravigliare: perchè non mi avete prima d’ora pienamente istruito delle mie cose, ond’io avessi potuta moderare le mie spese, e ragguagliarle ai miei mezzi?

Flav. Voi non voleste udirmi molte volte che vel chiesi.

Tim. Ite: avrete forse preso il momento in citi qualche indisposizione mi costringeva a rimandarvi, e tal pretesto vi ha fornita la scusa che ora allegate.

Flav. Oh mio buon signore! Mille volte vi ho presentati i miei conti; gli ho posti dinanzi ai vostri occhi; ma voi li avete sempre rigettati, dicendo che riposavate sulla mia onestà. Allorchè, per qualche lieve presente, mi avete imposto di ricambiarlo con dieci volte di più, ho scosso il capo, ed ho gemuto: talvolta ancora ho varcato i limiti del rispetto esortandovi ad essere più parco. Quante volte non ho io sofferto per parte vostra rimproveri e ammonimenti, allorchè ho voluto farvi vedere il dissesto dei vostri affari e l’abisso in cui sprofondavate? Oh, mio caro signore, voi mi udite ora; ma è troppo tardi: tutte le vostre ricchezze non bastano per pagare la metà dei vostri debiti.

Tim. Si vendano tutte le mie terre.

Flav. Tutte sono indebitite; una parte ne è perduta: e appena abbastanza ci rimane per pagare i crediti decorsi. L’avvenire porta a gran passi le altre scadenze; e intanto chi ci soccorrerà? Chi ci metterà in istato di pagare tutto il nostro conto.

Tim. Le mie terre si estendevano fino in Lacedemonia.

Flav. Oh, mio buon signore, il mondo non è che una parola;