Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/347

Da Wikisource.
336 timone di atene


Sen. Esse sono accolte dalle nostre orecchie colla gioia con cui si accolgono i guerrieri trionfanti alle porte della città.

Tim. Raccomandatemi a loro; dite che per consolarli delle loro pene, dei loro timori, degli strazii nemici, dei loro mali, delle loro perdite, dei loro amori sfortunati, e infine di tutti gli accidenti che possono assalire il fragile vascello della natura nel viaggio incerto della vita, voglio dar loro per pura amicizia un consiglio salutare che li sottrarrà al furore di Alcibiade.

Sen. Cotesto mi piace.

Tim. Ho qui nel mio giardino un albero che intendo abbattere per valermene fra poco. Ite ad Atene, miei amici; e dite a tutti quegli abitanti, grandi e piccoli, che, se qualcuno vuol por fine ai suoi dolori s’affretti di venir qui ad appiccarsi al mio albero, prima che la scure lo abbia atterrato. Addio, raccomandatemi alla loro ricordanza.

Flav. Non l’inasprite di più: lo troverete sempre lo stesso.

Tim. Non tornate per vedermi: narrate solo agli Ateniesi, che Timone ha innalzata la sua ultima dimora sulle sponde del mare, che viene una volta al dì a coprirlo coi suoi flutti spumanti. Accorrete in quel luogo, e la pietra del mio sepolcro sia il vostro oracolo. Oh mia bocca, pronunzia amare parole, e poscia la mia voce si estingua! La peste riformi gli abusi che vogliono riparazione; gli uomini non fatichino che per iscavarsi la fossa, e la morte sia la loro mercede! — Sole, nascondi i tuoi raggi; il regno di Timone è passato!     (esce)

Sen. Il suo odio incorporatosi, a così dire, colla sua sostanza, ne è divenuto inseparabile.

Sen. Le speranze che fondavamo in lui sono spente; ritorniamocene, e tentiamo qualche altro mezzo per allontanare l’orrendo pericolo che ci minaccia.

Sen. Esso chiede un pronto soccorso.     (escono)

SCENA III.

Le mura di Atene.

Entrano due Senatori e un Messaggiere.

Sen. Molto facesti per saperlo; ma il suo esercito è esse così numeroso come si dice?

Mess. Quello che vi ho esposto è nulla ancora; gli apparecchi che ha fatto annunziano che fra poco sarà sotto le nostre mura.

Sen. Corriamo un gran pericolo se Timone non ritorna.