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una specie di rivalità di misantropia; il filosofo rimprovera Timone d’aver abbracciato per necessità il genere di vita ch’egli medesimo ha scelto volontariamente, e Timone non tollera il pensiero d’essere creduto un imitatore. In un soggetto simile non si può produrre l’effetto a cui si mira, se non accumulando tratti analoghi; ma Shakspeare diè prova d’infinito spirito assortendo quei tratti di mille guise. Il concerto delle adulazioni e delle testimonianze di benevolenza diverte grandemente, e molto più diverte quando si vede ritornare la torma degli amici già stati dispersi dalle sciagure di Timone, i quali credono di scorgere l’aurora di una nuova fortuna. I discorsi del misantropo disingannato delle sue illusioni esauriscono tutte le immagini dell’odio: il suo dire è un vocabolario d’eloquenti maledizioni».
(Schlegel, Corso di lett. dramm.)
fine del volume terzo.