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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/379

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20 il re giovanni


Citt. Non possiamo farlo, ma proveremo la nostra fede di sudditi a quegli che proverà esserci re. Infino a quel momento le nostre porte staranno chiuse per tutti.

Gio. La corona d’Inghilterra non vale a far palese il re? E se questa non basta, non conduco io meco a testimoni trentamila cuori di veri Inglesi...

Fil. Fra spurii e no.

Gio. Parati a giustificare i nostri titoli colle loro vite?

Re Fil. Tanti anche ne stanno con noi, generosi figli di Francia...

Fil. Fra i quali son pure alcuni illegittimi.

Re Fil. Che s’oppongono a lui per combattere le sue pretese.

Citt. Fino che non abbiate decisi i vostri diritti fra di voi, riterremo nostro omaggio, e lo serberemo per quello a cui spetta.

Gio. Voglia Iddio adunque perdonare le loro offese a tutte quelle anime che andranno, prima che la rugiada della sera discenda, verso il loro eterno soggiorno, mercè il sanguinoso assalto che darà un re a’ miei stati.

Re Fil. Amen, amen! — In sella, cavalieri, e all’armi!

Fil. San Giorgio, tu che domasti il dragone e mi ti mostri ora sul suo dosso nella insegna della mia albergatrice, ispiraci qualche bella astuzia di guerra. — Mariuolo (all’arciduca d’Austria), se fossi nel tuo paese, solo, nella tua caverna colla tua leonessa, imporrei sulla pelle che ostenti una testa di toro e farei di te un mostro.

Arc. Basta; non più.

Fil. Oh trema; perocchè odi il leone che rugge.

Gio. Inoltriamo nella pianura, per ischierarvi le nostre legioni nel miglior ordine.

Fil. Siate solleciti per avvantaggiarvi sul campo.

Re Fil. (a Luigi) Così si farà; comandate al resto dell’esercito di recarsi sull’altra collina. — Dio e il nostro diritto1! (escono)

  1. God and our right! Grido di guerra degli Inglesi e motto delle loro armi gentilizie.