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56 il re giovanni


Gio. I lordi non vollero tornare da me allorchè seppero che Arturo era vivo?

Fil. Vivo non era, ma gettato sui ciottoli della strada, cadavere sanguinoso, in cui il fanale dell’esistenza era stato spento da una mano infernale.

Gio. Lo scellerato Uberto mi aveva detto che era pieno di vita.

Fil. Così, sulla mia anima, credeva e di buona coscienza, per quanto ne posso sapere. — Ma perchè lasciarvi abbattere? Perchè quegli sguardi sì mesti? Agite, come avete sempre pensato, con grandezza e nobiltà. Il mondo non vegga il timore e lo scoraggimento dipinto negli occhi di un re: afforzate la vostr’anima a norma delle circostanze; allorchè tutto è in fuoco, siate voi stesso tutto di fuoco; minacciate chi vi minaccia; disprezzate coloro che vorrebbero spaventarvi; il popolo, che modella la sua condotta su quella de’ suoi regnanti, diverrà grande col vostro esempio, e mostrerà la risolutezza dei cuori intrepidi. Partite, abbagliate come il Dio della guerra, allorchè si appresta alle battaglie; armatevi di audacia, e la vostra fronte mostri sicurezza e fede. Forse che i vostri nemici verrebbero a cercare il leone nel suo antro? Forse che vorrebbero spaventarlo e farlo gemere? Oh, non si dica questo mai! Partite, volate, cercate i pericoli lungi dalle vostre porte. Ite a misurarvi col nemico, prima ch’ei sia venuto vicino al trono.

Gio. Il legato del pontefice si diparti ora; per gran ventura mi sono riconciliato con lui, ed egli mi ha promesso di congedar l’esercito che comanda il Delfino.

Fil. Oh lega ingloriosa! Noi in seno alla nostra patria, investiti nei nostri lari da un nemico inerme, noi ci abbasseremo a mandargli parole di pace, a venirne con lui a tregua, a vili compromessi? Un fanciullo, un novizio di corte, nudrito nella mollezza e nella follia, giungerà a sprezzarci in casa nostra, a satollare la sua nascente ambizione nei nostri campi bellicosi, a spiegare con aria insultatrice le sue insegne trionfanti fra noi, senza trovare alcun ostacolo? No: corriamo alle armi, mio principe. Forse il cardinale non potrà pattuire la pace, ma se anche l’ottiene, dicasi almeno che il nemico ci vidde risoluti a difenderci.

Gio. Ebbene, provvedi tu a tutto.

Fil. Coraggio dunque e partiamo. Io sono sicuro che potremo far fronte a nemici anche più terribili.