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94 vita e morte del re riccardo ii

ti è pòrto, tu accumuli mille pericoli sul tuo capo, perdi mille cuori che ti amano, e malgrado il mio zelo per te, costringi la mia pazienza a nudrir pensieri, cui riprovano l’onore e la lealtà di un suddito fedele.

Ricc. Pensate quello che vorrete; noi ci impossessiamo del suo danaro, dei suoi vasellamenti, dei suoi mobili e delle sue terre.

York. Non ne sarò testimonio. Addio, mio sovrano. — Quali saranno le conseguenze di ciò?.... niuno può dirlo. Ma le ingiuste violenze fan presagire risultati funesti.     (esce)

Ricc. Va, Bushy, va senza indugio a trovare il conte di Wilthshire; digli di venire da noi al palagio di Ely, per procedere alla nostra opera. Dimani partiremo per l’Irlanda; il tempo sento che incalza. Nella nostra assenza erigiamo il nostro zio di York in governatore dell’Inghilterra; avvegnachè ei sia uomo dabbene, e che sempre ci amò teneramente. — Venite, amata regina; dimani ci converrà separarci: state lieta, perocchè breve è il tempo che ci avanza da restare qui. (squillo di trombe; escono il re, la regina, Buschy, Aumerle, Green e Bagot)

Nort. Ebbene, lórdi, il duca di Lancastro è morto.

Ross. E in un pur vive, perocchè ora suo figlio è duca.

Will. Di nome soltanto ma senza redditi.

Nort. D’entrambe le cose lo sarebbe, se la giustizia non fosse strozzata.

Ross. Il mio cuore trabocca; ma convien che si franga nella contrazione del silenzio, prima che alleviare il suo peso, parlando con libertà.

Nort. Dichiara il tuo pensiero; e la parola sia interdetta per sempre a colui che ripetesse le tue per nuocerti.

Will. Quel che vuoi dire si riferisce forse al duca di Hereford? Se è quistione di lui, parla arditamente, amico. Il mio orecchio è aperto a quegli che favella in suo favore.

Ross. In suo favore? D’alcuno non gliene posso esser largo, se non vorrete chiamar tale la pietà che ne sento, veggendolo spogliato così indegnamente del suo patrimonio.

Nort. Innanzi al Cielo, che mi ascolta, è una vergogna il tollerare siffatta ingiustizia in danno di quell’illustre e di tanti altri in cui scorre il sangue più nobile di questo regno. Il re ha smarrito il senno; ei si lascia vergognosamente reggere da parassiti; e tutto quello che essi vorranno intraprendere, per puro odio contro ognuno di noi, il re lo approverai e ci punirà nella vita dei figli e dei successori.