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124 vita e morte del re riccardo ii

che mi furono fatti, e che sono stati violati! Iddio conservi inviolabili tutti i giuramenti che a te (a Boling.) fatti vengono! Ei tolga ogni dolore a me, che non posseggo più nulla: e te in tutto appaghi, te, che di tutto sei possessore. Possa tu vivere lungo tempo assiso sul trono di Riccardo; possa Riccardo discendere in breve nell’abisso del sepolcro! Dio conservi il re Enrico! È il voto dell’ex monarca. Che rimane di più?

Nort. Nulla più rimane, fuori che di leggere da voi stesso coteste accuse (presentandogli un foglio); questi delitti odiosi, commessi da voi e dai vostri ministri contro le leggi e gli interessi di questo regno, onde, dopo la vostra confessione, il popolo sia convinto che venite giustamente deposto.

Ricc. Son io ridotto a tanta umiliazione? Debbo rivelar qui tutte le mie follie? Gentile Northumberland! se le tue colpe fossero registrate in un libro, non arrossiresti di farne lettura dinanzi a questa assemblea? E se la facessi, qual nero delitto non vi troveresti? — La deposizione di un re e la rottura violenta dei sacri vincoli di un giuramento, ti condannerebbero senza speranza a un eterno castigo. — E voi tutti che mi attorniate e i di cui sguardi, rivolti in me, godono dello spettacolo della mia estrema miseria (sebbene alcuni di voi, come Pilato, se ne lavino le mani, e affettino di mostrare una pietà esteriore), voi siete giudici iniqui che mi avete schiacciato sotto la mia dolorosa croce: siete macchiati di colpe, di cui nessun’acqua potrà mai detergervi.

Nort. Milord, affrettatevi; leggete queste accuse.

Ricc. I miei occhi sono pieni di lagrime; non ponno vedere: e nondimeno il pianto non mi accieca così da non discernere la frotta di traditori che mi circonda. Ma se rivolgo gli sguardi in me stesso, anche in me veggo un traditore; perocchè io diedi il consentimento della mia volontà per ispogliare la mia persona della regal pompa, cangiare la grandezza in viltà, il sovrano in ischiavo, la maestà in servitù, un monarca in un plebeo oscuro.

Nort. Mio signore.....

Ricc. Nol sono più, uomo altero, nè il sono d’alcun altro; io non ho più nome, nè titolo, non quello pure che mi fu dato sui fonti battesimali... tutto venne usurpato. — Oh sciagurato giorno, in cui non pure un nome mi resta! Così foss’io un re di neve esposto al sole di Bolingbroke, per fondermi goccia a goccia! — Buon re..... gran re..... (e nondimeno non grandemente buono) se la mia parola serba ancora qualche valore in Inghilterra, fa che mi si rechi uno specchio, ond’io vegga qual è il mio volto, dopo che ha perduto la maestà sovrana.