Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/511

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152 enrico iv

gione, vuo’ rinunziar per sempre al mestiere delle armi. — Il piacevole dell’avventura sarà di udir poscia le grossolane menzogne che Falstaff spaccierà, quando ci troveremo tutti uniti la sera a cena: come ei si sarà battuto contro almeno trenta persone; come si sarà difeso; a quali estremità sarà stato ridotto, ecc., e dalla mentita che gli daremo trarremo letizia inesauribile.

P. Enr. Bene, verrò teco; provvedi il necessario, e trovati domani sera ad Eastcheap dove cenerò. Addio.

Poin. Addio, mio principe.                         (esce)

P. Enr. Io vi conosco tutti, e vuo’ bene pel momento assecondarvi, proteggendo le sfrenate follie del vostro ozio: con ciò imiterò il sole che permette talvolta alle nubi importune e contagiose di celare la sua bellezza al mondo, per fargli meglio sentire la sua mancanza: ma da che ei si compiace di ricomparire ai mortali non ne è che più ammirato. Se il corso intero dell’anno non fosse composto che di feste, la noia dei sollazzi eguaglerebbe in breve la noia del lavoro. Ma venendo soltanto di tratto in tratto, ritornano desiderate, avvegnachè nulla piace più dei fenomeni rari. Così quando un giorno io abiurerò questa condotta pazza e leggera, e verrò a pagare il debito, che non aveva promesso di satisfare, soverchierò tanto più le speranze che avevo date, e farò meravigliare di più gli uomini, smentiti nella loro aspettazione. Come un metallo brillante sopra un suolo limaccioso, lo splendore della mia conversione, coprendo i miei falli passati, cagionerà maggior sorpresa e gioia, e si attirerà più rispetto che il merito, che non ha ombra per farlo rifulgere. Siano dunque i miei errori soltanto un’arte che avvivi la mia gloria; e quando meno vi pensa vengano riscattati i dì della mia folle giovinezza.     (esce)

SCENA III.

Un’altra stanza nel palazzo.

Entrano d re Enrico, Northumberland, Worcester, Hotspur, sir Gualtiero Blunt ed altri.

Enr. Il mio sangue si è mostrato troppo placido a quell’affronto: voi stessi ne foste giudici, ed è su tale opinione del mio carattere, che avete come calpestata la mia pazienza. Ma siate certi che oramai mi mostrerò quale mi bisogna di essere, ed userò del mio potere per farmi temere, obliando la mia natural tempra, che fin qui ebbe la dolcezza di una colomba. Fu un