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182 enrico iv


Glend. La luna luce in tutto il suo splendore; potrete partir questa notte. Io intanto solleciterò il cancelliere e disporrò la vostra donna al distacco. — Temo che mia figlia non ne perda la ragione, tanto essa ama il suo diletto Mortimero.     (esce)

Mort. Vergogna, cugino Percy! Perchè contraddite sempre così mio padre?

Hot. Non so attenermene. Qualche volta ei mi mette in collera, parlandomi del topo e della formica; del mago Merlino e delle sue profezie; di un drago e di un pesce senza pinne; di un grifone dalle ali logore e di un corvo in muda, di un leone adagiato, di un gatto danzante, o di una quantità d’altri insulsi e vani racconti, ai quali mi è impossibile il prestar fede. Che vi dirò io di più? La notte scorsa ei m’intrattenne almeno nove ore, coll’enumerazione dei diavoli che gli son soggetti: e sebbene io gli dicessi: meraviglioso! continuate; pure non ne ho udita una parola. Ah, egli è noioso come un cavallo zoppo o una donna sdegnata che vi fa ingiuriai più infesto, più insopportabile che nol sia il soggiorno d’una capanna piena di fumo! — Io preferirei il vivere di latte e d’aglio in qualche molino romito, lungi dagli uomini, che udirlo incessantemente parlarmi alle orecchie, nella casa di piacere più dolce di tutta la cristianità, e alla mensa imbandita delle vivande più delicate.

Mort. Vuolsi convenire, che è un gentiluomo di un raro merito; mirabilmente istrutto e profondo nelle scienze occulte; prode come un leone e amabilmente affabile, ricco e generoso, come le miniere dell’India. Volete ch’io vel dica, cugino? Egli ha nel maggior conto il vostro carattere, e fa violenza e se stesso tollerandovi, allorchè lo contraddite. V’impegno la mia fede che non v’è alcun uomo sotto il cielo che avesse potuto provocarlo, come voi avete fatto, senza esporsi al pericolo di pentirsene. Ma non contraete di ciò l’abitudine, ve ne supplico.

Worc. In verità, milord, errate; e colla vostra ostinatezza, dacchè siete giunto, avete fatto abbastanza per spingere la sua pazienza agli estremi. Bisogna assolutamente, milord, che impariate a correggervi di tal difetto. Qualche volta esso mostra grandezza, coraggio, gioventù e fuoco, ed ecco il maggior vantaggio che ne possiate ritrarre: ma più spesso ancora chiarisce una contumacia furiosa, una mancanza di rispetti, e di modi sociali, orgoglio, alterigia, presunzione e sdegno: e il più piccolo di tali difetti in un gentiluomo gli fa perdere i cuori, e lascia sulle altre sue doti una macchia che gli toglie la stima che gli sarebbe dovuta.

Hot. Bene sta, miei signori, eccomi a scuola! La vostra cortesia