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atto quinto 205


SCENA II.

Il campo dei ribelli.

Entrano Worcester e Vernon.

Worc. Oh, no, sir Riccardo, non è bene che mio nipote sappia le offerte generose del re.

Vern. Meglio sarebbe ch’ei ne fosse istrutto.

Worc. Se le sa, siamo tutti perduti. È impossibile che il re attenga la sua parola di amarci: noi gli rimarremo sempre sospetti, e in breve troverà occasione per punirci di questa rivolta. Finchè vivremo, il dubbio terrà cent’occhi aperti sopra di noi: non è da saggio il fidarsi al tradimento che, simile alla volpe, per quanto carezzata e blandita vibra improvviso il suo colpo. Qual che siasi il nostro contegno, sia serena o fosca la nostra fronte, disegni tristi verran sempre letti nei nostri sguardi; e come al bue nella stalla, più saranno i rispetti che ci si prodigheranno, e più vicini saremo alla nostra morte. Di mio nipote si potrà forse obliar il fallo; che egli ha in suo favore la scusa della giovinezza, dell’ardor del sangue, e un nome illustre; onde sarà riputato forse soltanto un garzone avventato e di spiriti troppo ardenti. Ma le colpe sue passeranno sopra di me e sopra suo padre. Siam noi che educato lo abbiamo: se egli è malvagio, a noi lo debbe; e sorgente del male toccherà a noi di scontarlo. Perciò, caro cugino, non sappia Enrico in nessun modo le offerte del re.

Vern. Dategli quella risposta che vorrete, io vi seconderò. Eccolo. (Entrano Hotspur e Douglas; Uffiziali e soldati indietro)

Hot. Mio zio è tornato? Rimandate milord di Westmoreland. — Zio, quali novelle?

Worc. Il re combatterà contro di voi fra poco.

Doug. Sfidatelo valendovi del lord, che se ne va.

Hot. Douglas, Andate e ditegli di recar l’ambasciata.

Doug. Di buon cuore, signore.                         (esce)

Worc. Il re non sembra voler far grazia.

Hot. L’avreste forse chiesta? Dio nol permetta.

Worc. Gli ho parlato con dolcezza de’ suoi falli; dei giuramenti rotti. Ecco com’ei risponde: giura che è spergiuro; ci chiama ribelli, traditori; e minaccia di punirci col ferro delle sue armi.

(rientra Douglas)

Doug. All’armi, all’armi, gentiluomini; all’armi! Io mandai