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238 | ENRICO IV |
sulla perdita della tua biancheria, si arricchiranno con tale eredita; ma le savie donne affermano che i fanciulli non ne hanno colpa, i fanciulli per cui cresce il mondo, e per cui le parentele meravigliosamente si afforzano.
Poins. Pel Cielo! vuol confessarsi che è bello l’udirvi narrar tante fole, dopo aver compiute così belle opere. Ditemi, quanti giovani principi vorrebbero spacciarne un sì gran numero, essendo il padre loro malato come è ora il vostro?
P. Enr. Debbo io dirti una cosa, Poins?
Poins. Sì, e fa che sia eccellente.
P. Enr. Sarà eccellente sempre per uno spirito qual’è il tuo.
Poins. Andate; sto in attenzione della cosa che volete dire.
P. Enr. Ebbene, ti dico che non debbo mostrarmi mesto, ora che mio padre è infermo: imperocchè potrei soggiungerti (siccome ad uno cui mi piace, per difetto di un migliore, di chiamare mio amico) che avrei ben motivo d’esser mesto, e molte mesto.
Poins. È difficile che lo siate per tal cagione.
P. Enr. Per questa mano, tu dunque mi credi scritto nel libro del diavolo, come sei tu e Falstaff per eccesso di malvagità? Il fine chiarirà l’uomo. Io ti dico che il mio cuore dà sangue internamente sapendo mio padre infermo; e che non v’è, che la vil compagnia in cui sto, nel novero della quale tu entri, che m’abbia fatto deporre ogni sembianza esteriore d’ambascia.
Poins. Per qual ragione?
P. Enr. Che penseresti tu di me s’io piangessi?
Poins. Ti reputerei un regio ipocrita.
P. Enr. Sarebbe il pensiero di tutti: uno scaltrito tu sei che pensi sempre come ogni altro; non v’è alcun nomo nel mondo, il di cui pensiero segua meglio del tuo la via più larga; ogni uomo infatti mi crederebbe un ipocrita. E qual’è la ragione che determinerebbe il tuo sublime pensiero a reputarmi tale?
Poins. L’aver voi amato sempre Falstaff, e l’esservi sempre mostrato così astuto.
P. Enr. Te pure amai.
Poins. Per questa luce! di me non si parla male: il peggio che se ne dica è che sono secondogenito, e che mi valgo delle mani, alle quali due cose, confesso, non poter riparare. Per la messa! s’avanza Bardolfo.
P. Enr. Col paggio che io diedi a Falstaff: io glielo diedi cristiano: mirate ora se quel pingue scellerato non me lo ha già convertito in una scimia. (entrano Bardolfo e il paggio)