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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/60

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atto terzo 49

volate a Douvres; là troverete persona che vi dimostrerà la sua gratitudine, fatto che le abbiate un racconto fedele delle offese atroci e dei crudi dolori che ha patito il re. Io sono gentiluomo per nascita e per costumi, e credo conoscervi abbastanza, onde affidarvi così importante bisogna.

Gent. Ne parlerò più a lungo con voi.

Kent. No, basta. Per provarvi che sono più di quello che il mio esteriore annunzia, aprite questa borsa, e prendete ciò che contiene. Se vedete Cordelia, e certo la vedrete, mostratele quest’anello; da lei saprete chi sia quest’uomo a voi ancora ignoto. — Tempesta crudele!.. Corro in traccia del re.

Gent. Datemi la vostra mano: avete più nulla a dirmi?

Kent. Poche altre parole, ma di somma importanza. — Prendete questo sentiere; io seguirò quell’altro. Il primo che di noi trova Lear, ne avverta l’altro con un grido. (escono da varie parti)

SCENA II.

Un altro lato del bosco. — La tempesta continua.

Entrano Lear e il Buffone.

Lear. Soffia, vento, e dispiega tutta la tua rabbia. Uragani, cateratte e tempeste, versate tutti i vostri torrenti sulla terra, seppellite sotto le acque la cima delle nostre torri e de’ nostri palagi; sulfurei lampi, rapidi come il pensiero, forieri del fulmine che fende le quercie, incenerite i miei bianchi crini; orrendo tuono, che tutto empi di terrore, annulla questo mondo; rompi tutti i tipi della natura; disperdi tutti i germi che fanno l’uomo ingrato!

Buff. O zio, un po’ d’acqua santa in una casa sarebbe meglio che questa pioggia di cielo fuori della porta. Buon zio, va a chiedere la benedizione delle tue figlie: questa è una notte che non ha pietà nè de’ savii, nè de’ pazzi.

Lear. Tempesta, vuota i tuoi fianchi; versa i tuoi torrenti di acqua e di fuoco; venti, tuoni, bufere, voi non siete miei figli; furiosi elementi, io non v’accuserò d’ingratitudine. A voi un regno non diedi; di voi non sono padre; alcuna obbedienza voi non mi dovete. Sfogate quindi su di me, a vostra posta, tutta la vostra ira crudele: eccomi a voi sottomesso, povero e debile vecchio, oppresso dal peso delle infermità e del disprezzo! Nullameno io ho diritto di chiamarvi vili ministri, voi che vi unite a figlie perverse, e mi dichiarate guerra dall’alto dei cieli; voi che prendete