Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/88

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atto quarto 77


Gloc. Oimè! oimè! sventuratissimo giorno!

Lear. Allorchè nasciamo, gridiamo per essere venuti su questo gran teatro di pazzi... Codesto è un bel cappello? Grazioso stratagemma sarebbe il calzare una schiera di cavalli di borra... Vo’ farne prova; e quando rapiti avrò que’ miei generi, allora uccidi, uccidi, uccidi, uccidi, uccidi, uccidi.

(entra un Gentiluomo con seguito)

Gent. Oh! egli è qui: prendetelo... La vostra amorosa figlia...

Lear. Non v’è riscatto? Come! prigioniero? Io sono, signore, pur anco il pazzo beneviso dalla fortuna. — Comportatevi bene con me; e ne sarete ricompensati. Chiamatemi un cerusico, ho una ferita nel cervello.

Gent. Avrete ogni cosa.

Lear. Alcuno non mi seconda? Tutto debbo compier da me? Ciò farebbe stemperare un uomo in lagrime; muterebbe i suoi occhi in due annaffiatoi, valevoli a smorzare la polvere dell’autunno.

Gent. Buon signore...

Lear. Morrò generosamente, come un novello sposo. Che? sarò lieto: venite, venite. Io sono un re, miei signori; conoscete voi questa cosa?

Gent. Voi siete re, e vogliamo ubbidirvi.

Lear. Sensato dicesti. Ora se volete prenderlo, lo dovrete prender correndo. Va, va, va, va.

(esce fuggendo; alcuni del seguito gli van dietro)

Gent. Vista dolorosa anche nell’infimo degli uomini; oltre ogni dire un re!... Ma tu hai una figlia che redime natura dalla generale maledizione che l’altre tue due avevano attirato su di essa.

Edg. Salve, gentil signore.

Gent. Addio. Che volete da me?

Edg. Sapete nulla intorno alla battaglia che debbe accadere?

Gent. Novelle certe e pubbliche; alcun non vi ha, che udito non ne abbia parlare.

Edg. Ma, in mercè, ditemi, è vicino l’esercito nemico?

Gent. Vicino e in celere moto, ad ogni istante può scoprirsi.

Edg. Vi ringrazio, signore.

Gent. Sebbene la regina per motivi suoi si trattenga ancora qui, le sue schiere sono già mosse.

Edg. Vi ringrazio.                                   (esce il Gent.)

Gloc. Voi, pietosi Dei, voi soli omai toglietemi la vita che mi resta, ond’io più tentato non sia dal mio spirito malvagio a terminarla prima dell’ora che avete stabilita.