Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/106

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ATTO SECONDO 97

a Vostra Maestà il permesso di uscire; il dolore esige distrazione, e la vecchiaia libertà.

Enr. Fermati, Umfredo, duca di Glocester: anzichè te ne vada, cedimi il bastone del comando; Enrico sarà protettore di se stesso, e Dio mi diverrà guida, faro e speranza. Esci ora in pace, Umfredo: non meno amato sarai di quando eri protettore del tuo re.

Mar. Non veggo motivo, perchè un re adulto debba essere tutelato come un fanciullo. — Dio e il re Enrico stanno al timone dell’Inghilterra: cedete il vostro bastone, signore; date al re il suo regno.

Gloc. Il mio bastone? Eccolo, nobile Enrico; e così volentieri lo rinunziò, come volentieri lo accettai dal vostro padre Enrico. Io Io depongo ai vostri piedi, dove altri ambiziosi verranno a prenderlo. Addio, buon re: allorchè io sarò morto, possa una onorevole pace circondar sempre il vostro trono. (esce)

Mar. Alfine, Enrico è re, Margherita regina, e Glocester non è più che un’ombra di se stesso, che il vestigio di una grandezza scomparsa. Due assalti terribili, l’uno al suo cuore col bando di sua moglie, l’altro al suo orgoglio, gli han fiaccate le braccia. Ecco ripreso alfine questo bastone di onore. Oh ch’ei rimanga qui nel suo posto naturale; nè esca mai più dalle mani di Enrico.

Suff. Come cade un superbo pino colpito dalla folgore, così la saperbia di Eleonora spira nel fiore de’ suoi giovani anni.

York. Signori, lasciamoli nell’obblio. — Ecco intanto il giorno che avete eletto per un’altra giustizia e fermato pel combattimento. Già l’appellante e lo sfidato aspettano il segnale per entrare in lizza, se le Maestà Vostre perseverano nel disegno di essere presenti allo spettacolo.

Mar. Sì, mio buon lord: ho abbandonata la corte per vedere appunto la decisione di questa contesa.

Enr. Oh! in nome di Dio, visitate il campo e le armi: l’affezione si tacia, i giudici siano neutrali, e Dio difenda il giusto!

York. Non mai vidi uomo peggio armato, o più timoroso di combattere dell’appellante, domestico del suo accusato.

(entrano da un lato Horner e i suoi vicini beventi a lui e con lui tanto ch’ei ne rimane ubbriaco, ed entra portando il suo bastone e un sacco di sabbia; un tamburo lo precede: dall’altra parte Pietro pure con un tamburo, e armato di una gran mazza, viene scortato da’ suoi amici che egualmente bevono, e lo fanno bere)

Vicino. Amico, vicino Horner, bevo alla vostra salute: non abbiate timore, combatterete a meraviglia.