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108 IL RE ENRICO VI

egli è, nemico per natura dell’armento, avido di sangue e di carnificina. Non gettiamo il tempo in sottigliezze e vani dibattiti sul genere della sua morte. Lacci, trame o violenze, poco vale, purch’ei muoia. L’inganno è innocente allorchè previene l’ingannatore.

Mar. Nobilissimo Suffolk, savi furono i tuoi detti.

Suff. Non savi saranno se adempiti non vengano; perocchè spesso si dice ciò che non si ha intenzione di compiere: ma in questo il mio cuore si accorda colla mia lingua. Veggendo che l’atto è meritorio; e che si uccide il mio re risparmiando il sua nemico, tutto il mio zelo s’infiamma. Pronunciate soltanto la parola ed io sarò il suo sagrificatore.

Car. Ma io vi preverrò, milord di Suffolk, uccidendolo: dite che acconsentite, approvate il fatto, ed io troverò il carnefice; tanto tenero sono della salute del signor mio!

Suff. Ecco la mia mano; l’opera è degna.

Mar. Così dico io pure.

York. Ed io anche; ed ora che tutti tre l’abbiamo affermato, poco rileva che qualcuno impugni la nostra condanna.

(entra un Messaggiere)

Mess. Gran lórdi, io giungo dall’Irlanda per significarvi che quegli abitanti si sono sollevati, e passano gl’Inglesi a filo di spada: mandate un pronto soccorso prima che il male divenga incurabile. Celeremente adoprando si può sperare di estinguere l’incendio.

Car. Una breccia è questa che richiede un pronto riparo! Qual consiglio date voi in tanta strettezza?

York. Sommerset sia ivi mandato in qualità di reggente: savio è impiegare un generale fortunato quale fu egli nelle cose di Francia.

Som. Se York, con tutto il suo ingegno, fosse stato reggente in vece mia, non tanto quanto io sarebbe rimasto colà.

York. No, non per ceder tutto come tu hai fatto: prima avrei voluto perder la vita, che recare la soma del disonore a casa, rimanendomi inoperoso fino alla rovina dell’ultimo possesso. Mostrami una cicatrice se il puoi: un corpo preservato con tanta cura è di rado coronato dall’alloro della vittoria.

Mar. Che dite voi? Questo fuoco sopito sotto la cenere sta per raccendersi, se l’alimento da un lato e la brezza dall’altro mantengono il suo furore. Non più, buon York... dolce Sommerset, sii paziente. Se a te fosse stata commessa la reggenza in quei luoghi, la tua fortuna, York, o quella delle nostre armi avrebbero potuto essere anche peggiori.