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ATTO TERZO 113

non curano le vittime che faranno. Ho calmata per un po’ la loro rabbia, finchè essi abbiano potuto udire dalla vostra bocca le cagioni della sua morte.

Enr. Ch’egli sia morto, buon Warwick, è troppo vero; ma com’ei morisse, Dio e non Enrico lo sa. Entrate nella sua camera, miratene il cadavere, e divinate il suo subito fine.

War. Questo farò, milord. — Fermati, Salisbury, colla moltitudine, finch’io ritorni.

(entra in una stanza interna, Salisbury esce)

Enr. O tu, che giudichi tutte le cose, illumina i miei pensieri, che tendono a far conscia la mia anima che violente mani han tolto di vita Umfredo! Se il mio sospetto è fallace, perdonamelo, gran Dio, perchè la verità a te solo appartiene! Volentieri io andrei a riscaldare le sue pallide labbra con mille baci, e a bagnare il suo volto con un oceano di lagrime. Volentieri volerei ad esprimere l’amor mio al suo cadavere e a stringere fra le mie mani la sua mano insensibile: ma tutto sarebbe vano; e il rivedere il mio morto corpo non farebbe che accrescere il mio atroce dolore!

(il fondo della scena si apre, e si vede Glocester morto nel suo letto. Warwick ed altri gli stanno accanto)


War. Avvicinati, buon sovrano; mira questo corpo.

Enr. Così saprò fino a qual profondità si è scavata la mia tomba: poichè colla sua anima son fuggite tutte le mie consolazioni; e veggendolo, veggo la mia morte nella sua.

War. Quanto è vero ch’io spero di vivere con quel re formidabile che, per riscattarci dallo sdegno di suo padre, volle caricarsi delle nostre iniquità, io credo che mani feroci abbiano tolto di vita quest’infelice duca.

Suff. Terribile sentenza proferita con voce solenne! Quali congetture ha Warwick per appoggiarla?

War. Mirate come il sangue si è fermato sul suo volto! Spesso ho veduto uomini estinti, ma i loro volti erano pallidi e senza sangue. Il sangue in quell’ultima lotta di natura, scendendo verso il cuore, s’arresta ad un tratto, e ne lascia priva la faccia: ma il volto di questo sfortunato n’è pieno; le sue pupille fuori della loro orbita annunziano che la respirazione è stata soffocata: le sue narici dilatate per la pressione e la mancanza dell’aere, i suoi capelli in disordine come campo di biada fra cui è passata la tempesta: le sue braccia e le sue mani raggrinzite quasi per violenti sforzi: il suo letto infine con tale arte acconciato; tutto fa manifesto che Glocester è stato ucciso e posto qui per deludere ogni nostra supposizione.