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130 IL RE ENRICO VI


Enr. Oh sciagurati! Essi non sanno quel che si facciano.

Buck. Mio grazioso signore, ritiratevi a Kenilworth finchè un esercito sia raccolto che valga ad atterrarli.

Mar. Ah fosse vivo ora il duca di Suffolk, e questi ribelli sarebbero in breve sbaragliati!

Enr. Lord Say, i traditori ti odiano; vieni con noi a Kenilworth.

Say. Così Vostra Grazia potrebbe essere in pericolo: la vista mia è odiosa ai loro occhi: quindi in questa città voglio rimanermi, e vivervi solitario con tutta quella segretezza che si potrà. (entra un altro Messaggiere)

Mess. Giovanni Cade si è impossessato del ponte di Londra; i cittadini fuggono, e dimenticano le loro case. Il vilpopolo anelante di preda corre ad unirsi al traditore; e tutti giurano di depredare la città, e la vostra Real Corte.

Buck. Non indugiate, signore; partite tosto.

Enr. Vieni, Margherita; Dio è la nostra speranza e ci soccorrerà.

Mar. Ogni mia speranza è morta con Suffolk.

Enr. Addio, signore (a Say); non vi affidate nei ribelli di Kent.

Buck. Non vi affidate in alcuno, per tema di essere tradito.

Say. La fiducia che ho è riposta nella mia innocenza, perciò sono audace e risoluto. (escono)

SCENA V.

La Torre.

Entrano lord Scales ed altri sopra le mura.

Poscia molti cittadini al disotto.

Scal. Ebbene? È ucciso Giovanni Cade?

Cit. No, milord, nè è probabile che lo sia; essi han guadagnato il ponte uccidendo tutti quelli che lo difendevano, e il lord prefetto vi chiede un po’ di soldati della Torre per difender la città contro i ribelli.

Scal. Tutto quello che potrò dare senza compromettere la sicurezza della Torre sarà ai vostri ordini. Ma io pure sono pieno di sgomenti. I ribelli han già tentato di prender questo posto di assalto. Correte, amici, alla pianura di Smithfield, formate un corpo colà ed io vi manderò Matteo Gough. Combattete pel vostro re, pel vostro paese, e per voi stessi: addio, convien ch’io lasci questi baloardi. (escono)