Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/182

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ATTO SECONDO 173


SCENA IV.

Altra parte del campo.

Escursioni. Entrano Riccardo e Clifford.

Ricc. Alfine, Clifford, giunsi a dividerti dagli altri: di queste due braccia l’una è pel duca di York, l’altra è per Rutland, e entrambe fremono di vendetta, fossi tu cinto da un muro di bronco.

Cliff. Sì, Riccardo, eccomi solo con te: quest’è la mano che trafiese il tuo padre York: questa, quella che uccise il tuo fratello Rutland: e qui sta il cuore che gode della loro morte, e benedice entrambe queste mani, animandole a compiere su di te un’eguale opera. Difenditi.

(combattono. Warwick entra, e Clifford fugge)

Ricc. Warwick volgi altrove la tua caccia; a me solo spetta l’uccisione di quel lupo.

(escono)


SCENA V.

Un’altre parte del campo.

Allarme. Entra il re Enrico.

Enr. Quella mischia rassomiglia alla guerra del mattino fra l’ombra e la luce, allorchè il pastore riscaldandosi col soffio le dita agghiacciate, non sa chiamar quel crepuscolo nè di nè notte. Parmi vedere un vasto mare in cui la forza del flusso lotta contro i venti: ora le onde li vincono, ora la bufera le discaccia. I due partiti, come due atleti stretti al seno l’uno dell’altro, combattono corpo a corpo per la vittoria, e niuno dei due è per anche vincitore o vinto; tanto in equilibrio è la bilancia in questa crudele battaglia! Vo’ assidermi sopra questa altura; e la vittoria resti al partito che piacerà a Dio di preferire! Perocchè Margherita e Clifford mi hanno fatto ritirare dal campo, giurando che son più fortunati allorchè ne sto assente. Foss’io morto! se ciò a Dio avesse piaciuto: poichè che v’è altro in questo mondo fuorchè amarezza e dolore? Oh Dio! mi sembra che sarebbe una vita felice il non essere che un semplice pastore, seduto come io ora sto sopra una collina, trascorrendo in pie meditazioni il tempo. Tale tempo ripartito nelle varie cure agresti farebbe giungere il vecchiardo canuto a una pacifica tomba. Ah quanto tal