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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/186

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ATTO SECONDO 177

fratello Riccardo lo segnò per la tomba, e dovunque ei sia, certo è morto. (Clifford geme e muore)

Ed. Qual’anima è questa che prende sì doloroso commiato?

Ricc. Fu il sospiro della morte che annunzia la separazione dell’anima dal corpo.

Ed. Guardate chi è: ed ora che la battaglia è finita, sia amico o nemico, usategli misericordia.

Ricc. Revoca questa sentenza pietosa, perocchè è Clifford, che non pago di aver mutilato l’albero, strappandone la più giovine fronda, vibrò la sua traditrice mannaia fin sulla radice che fecondava il tenero ramuscello. Io parlo del nostro real padre, il duca di York.

War. Togliete dalle porte di York il di luì capo che Clifford vi pose, e invece di esso ponetevi quello di costui; a vendetta si vuol rispondere con vendetta.

Ed. Portatemi innanzi questo fatal gufo della nostra casa, che non ne sapeva mai presagire che mina ed esterminio: ora la morte ha posto fine alle sue minaccie, e la sua infesta lingua non più parlerà. (quelli del seguito portano innanzi il cadavere)

War. Credo che abbia perduto l’intelletto. Parla, Clifford, conosci quello che t’interroga? Le nere tenebre di morte lo hanno offuscato, ed ei non vede nè ode ciò che gli diciamo.

Ricc. Oh così lo potesse! Ma forse non è morto, e solo lo simula per sottrarsi alle ingiurie, di cui oppresse il nostro padre moribondo.

Gior. Se così credi, spronalo con aspre parole.

Ricc. Clifford, chiedi misericordia, sicuro di non ottenerla.

Ed. Clifford, pentiti con vana penitenza.

'War. Immagina scuse pei tuoi falli...

Gior. Intanto che noi inventeremo crudeli torture per te.

Ricc. Tu amasti York, ed io son figlio di York.

Ed. Tu avesti pietà di Rutland, ed io t’avrò pietà.

Gior. Dov’è ora il generale Margherita per difenderti?

War. Tu se’ schernito, Clifford! Sdegnati come solevi fare.

Ricc. Oh non ti sdegni? Il mondo va di sbieco se Clifford non può vibrare una sola imprecazione sui suoi nemici. Da ciò conosco che è morto; e lo giuro per la mia anima, se la mia mano non potesse più ottenere che un’ora di vita, io me la troncherei purchè con questo avessi modo d’insultarlo vivo a senno mio; e col sangue che ne escirebbe soffocherei questa bocca, la cui sete insaziabile non potè appagarsi per quello di York e del giovine Rutland.