Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/20

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ATTO PRIMO 11

di opprimere il Delfino, o di ricondurlo sotto il giogo dell’Inghilterra.

Bed. Li ricordo, e mi accomiato da voi per compierli. (esce)

Gloc. Volo alla Torre per esaminare l’artiglieria e le munizioni, e acclamar quindi re il giovine Enrico. (esce)

Ex. Io vo ad Eltham, dov’è Sua Maestà; nell’elezione de’ suoi consiglieri farò che si abbia in mira la sua sicurezza. (esce)

Win. Ognuno corre al suo posto e ai suoi ufficii; io sono obbliato, nè alcun impiego evvi per me. Ma non resterò più a lungo personaggio inutile da scena; chiamerò il re da Eltham, e mi assiderò al timone dello Stato. (esce)

SCENA II.

Francia. — Dinanzi ad Orlèans.

Entra Carlo col suo esercito; Alençon, Renato, ed altri.

Car. Il vero corso di Marte non è conosciuto di più oggi in terra che nol sia in cielo. Un tempo ei splendè per gl’Inglesi: ora noi siamo vincitori, ed è a noi che sorride. Quali sono le città d’importanza di cui fatti non siam signori? Liberi già ci veggiamo qui presso ad Orlèans: gl’Inglesi affamati, e simili a pallidi fantasmi, ci assediano debolmente per un’ora appena in tutto un mese.

Alen. Essi non hanno qui i loro roast-beef, e i loro beefsteak; bisogna che gl’Inglesi siano pasciuti come muli, ed abbiano il sacco de’ cibi attaccato alla bocca, altrimenti non combattono da prodi.

Ren. Leriamo l’assedio: a che restiamo qui? Talbot è preso, egli, che solevam temere: non rimane più altro duce che quel pazzo Salisbury; che può sfogare l’ira sua in inutili grida, poichè non ha nè uomini, nè danaro per far la guerra.

Car. Suonate l’allarme: avventiamoci su di loro; poniamo riparo alle nostre disavventure, e redimiamo il nostro onore. — Perdono la mia morte a quegli che mi ucciderà, allorchè mi vedrà fuggire o arretrarmi di un passo.

(escono; allarme; escursioni; poscia si batte a raccolta.

Rientrano Carlo, Alençon, Renato, ed altri).

Car. Chi mai ride cosa simile? quali uomini ho io con me? Bruti! Codardi! Infami! Io non sarò mai fuggito, se abbandonato non mi avessero in mezzo ai nemici.

Ren. Salisbury è un disperato che con ogni colpo uccide un