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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/237

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VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III 228

pita l’hai di grida di maledizione e d’ineffabili gemiti. Se diletto provi nel rimirare le inique tue opere, contempla questo testimonio delle tue stragi. Oh signori, mirate! mirate! Le ferite del morto Enrico si riaprono, e versano sangue! Arrossisci, arrossisci, mostro di deformità; perocchè è la tua presenza che fa scaturire quel sangue da quelle fredde e vuote vene, dove più non ne rimane; l’opra tua snaturata e inumana ingenera tal prodigio fuor di natura. Oh Dio, che quel sangue facesti, vendica la sua morte! Terra, che quel sangue hai bevuto, esora la sua carnificina! il Cielo colla sua folgore abbatta l’omicida, o la terra si spalanchi, e vivo l’inghiotta, come tu inghiottisti la vita di questo buon re, che il tuo braccio, retto dall’inferno, ha sgozzato.

Gloc. Signora, voi non conoscete i precetti della carità che comanda il bene per il male, la benedizione per l’offesa.

An. Scellerato, a te è ignota ogni legge divina o umana; e nondimeno non v’è belva tanto feroce, che in qualche modo non senta la pietà.

Gloc. Ma io non ne sento alcuna, e perciò non sono una belva.

An. Maraviglioso che i demoni dichiarino la verità!

Gloc. Più maraviglioso che gli angeli siano così collerici. — Concedetemi, divina gloria del vostro sesso, concedetemi un momento d’udienza, per udire le mie discolpe sui delitti che m’imputate.

An. Lascia piuttosto, flagello contagioso dell’umanità, lascia ch’io abbia il tempo di maledire le tue opere e te.

Gloc. O voi, bella oltre ogni espressione, concedetemi un po’ d’indugio per giustificarmi.

An. Mostro più orrendo che l’uomo non possa immaginarlo, non v’è altra giustificazione per te, che di andare ad appenderti ad un infame palco.

Gloc. Con tale disperazione accuserei me stesso.

An. Ma disperando ti scuseresti in qualche guisa, e faresti degna vendetta di te per le indegne stragi che compi sugli altri.

Gloc. Non dire che fossi io che gli uccidessi.

An. Forse che non son morti? morti essi sono, e per la tua opera infernale.

Gloc. Io non uccisi tuo marito.

An. Dunque egli è anche vivo.

Gloc. No, è morto, ma fu ucciso da Eduardo.

An. Menti; la regina Margherita vide la tua spada fumante del suo sangue, e lei pure avresti ucciso, se i tuoi fratelli non te lo avessero impedito.