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248 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III


Ed. Ora, illustre Buckingham, suggella tu questa lega con un amplesso agli amici di mia moglie, e fammi felice vedendovi tutti affezionati.

Buck. Se mai Buckingham volge il suo risentimento contro Vostra Maestà (a Elis.); se non rende a voi e ai vostri tutti i doveri della vostra tenera affezione, Dio me ne punisca facendomi trovar l’odio in quei cuori, in cui speravo di rinvenire maggior amistà. Nell’istante in cui avrei più bisogno dell’opera di un amico, e in cui più conterei sullo zelo suo, ch'io allora lo trovi falso, dissimulato, astuto e traditore! Questo è il voto che prego il Cielo di compiere quando il mio zelo per voi e pei vostri debba raffreddarsi.

(abbraccia Riv. ecc)

Ed. Nobile Buckingham, le parole che tu hai profferite sono un balsamo ristoratore, che rianima il mio cuore infermo. Non manca più qui che il nostro fratello Glocester per compier l’opera di questa riconciliazione.

Buck. Ma in buon tempo viene il nobile duca.

(entra Glocester)

Gloc. Buon giorno al mio sovrano, alla mia regina, a voi, illustri lòrdi. Possa quest’ora del giorno essere felice per voi.

Ed. Tale è veramente per l’uso che ne abbiam fatto. Fratello compite abbiamo opere di carità riconciliando nemici, facendo succedere l’amore all’odio nelle anime di questi fieri e sdegnati signori.

Gloc. Opera egregia compieste, mio amato sovrano. — Se fra questa numerosa brigata vi è alcuno che deluso da fallaci racconti da ingiusti sospetti mi riguardi per suo nemico; se fatta ho, nol volendo, qualche opera che offeso abbia alcuno di quelli che son qui, desidero sinceramente di far pace con lui, e di riguadagnare la sua amicizia. Doloroso come morte mi è l’odiare: io abborro l’odio, e desidero l’affetto di tutte le persone dabbene. — Comincio da voi, signora, e vi chieggo una riconciliazione schietta, che avrò cura di intrattenere con una rispettosa servitù; a voi pure la chieggo, mio nobile cugino Buckingham, se mai è stata nascosta nei nostri cuori qualche scintilla di risentimento. — A voi, lord Rivers e lord Grey, che mi avete sempre, senza che io l’abbia meritato, guardato con occhio di cruccio... a voi, lord Woodville, a voi, lord Scales, in una parola, a voi tutti, duchi, conti, gentiluomini, che siete qui radunati. Non conosco un solo inglese vivo, contro di cui il mio cuore nutra il più piccolo astio; eguale sono in ciò al fanciullo nato questa notte, e ringrazio Iddio d’avermi dato questi sentimenti d’umiltà.