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250 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III

aveva atterrato, ei mi salvò la vita dicendomi: caro fratello, vivete e siate sovrano? Chi mi ha fatto sovvenire del momento in cui cercati entrambi sul campo di battaglia, e quasi morti di freddo, ei m’avviluppò colle sue vesti, esponendo il suo corpo ignudo e delicato alle rigide brezze della notte? Oimè! La mia brutale e colpevole collera aveva obbliati tanti benefizi, e alcuno di voi non ebbe la carità di ricordarmeli. Ma allorchè i vostri vassalli, l’ultimo de’ vostri sgherri ha commesso un omicidio, e distrutta la preziosa imagine del nostro amato Redentore, allora correte tosto alle mie ginocchia gridando, grazia; ed io per un’iniquità eguale alla vostra conviene che tal grazia vi consenta! Ma per il mio povero fratello non uno alzò la voce: e il mio cuore al pari ingrato non mi disse nulla! Il più superbo di voi tutti fu da lui beneficato durante la sua vita, ma niuno di voi profferì una parola per salvarlo! Oh Dio! io ben temo che la tua giustizia non vendichi questo delitto sopra di me, sopra di voi, sui miei e vostri parenti! Vieni, Hastings, aiutami a rientrare nelle mie stanze. Infelicissimo Clarenza! (esce colla Reg., Hast., Riv., Dor. e Grey) Gloc. Ecco il frutto di una cieca collera! Non osservaste, signori, come la regina e i suoi parenti illividirono alla notizia della morte di Clarenza? Ah! furono essi che non cessarono mai di infiammare contro di lui il cuore del re. Dio ne sarà vendicato. Venite, lórdi; andremo insieme a consolare Eduardo.

Back. Seguiremo Vostra Grazia.

(escono)


SCENA II

La stessa.

Entra la Duchessa di York con un figlio e una figlia di Clarenza.

Figlio. Buona avola, diteci; è morto nostro padre?

Duch. No, fanciullo.

Figlia. Perchè dunque piangete sì spesso? Perchè vi battete il petto gridando: oh Clarenza! mio sfortunato figliuolo!

Figlio. Perchè ne riguardate, e scuotete il capo esclamando: orfani miseri abbandonati! Perchè ciò se il nostro nobile padre vive?

Duch. Miei cari fanciulli, v’ingannate: io compiango la malattia del re che temo di perdere, e non la morte di vostro padre: sarebbero lagrime gettate il compiangere un estinto.