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262 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III


Buck. Credete voi, milord, che quel piccolo parlatore di York non sia stato istruito dalla sua astuta madre, e incitato da lei a schemirvi con motteggi obbrobriosi?

Gloc. Oh! certo, certo; è un fanciullo pericoloso: audace, inquieto, vivo, atto ad ogni impresa: somiglia alla madre interamente.

Buck. Bene, lasciamoli dove sono. — Avvicinati, gentil Catesby; tu giurasti d’attuare con fermezza il nostro disegno, e di sepellire in un profondo segreto le cose che ti confidiamo. Tu hai intesi i nostri discorsi per la strada: di’, che ne pensi? Sarebb’egli tanto difficile di far entrare lord Hastings nel nostro divisamento, di porre questo illustre duca sul trono d’Inghilterra?

Cat. Egli ama così teneramente il giovine principe, per la memoria di suo padre, che non si potrà indurlo a nulla di contrarlo a’ suoi interessi.

Buck. E di Stanley che credi?

Cat. Stanley farà tutto quello che farà Hastings.

Buck. Allora non se ne parli più; e fa solo ciò ch’io ti dirò. Va, caro Catesby, scruta destramente da lungi lord Hastings; osserva le impressioni che il nostro disegno produrrà su di lui, e invitalo a venir domani alla Torre per assistere all’incoronazione. Se lo trovi mansueto e proclive per noi, infiammalo esponendogli le nostre ragioni. Se è di ghiaccio, fingi tu pure di esserlo, e rompi ogni colloquio. Dimani terremo due consigli separati, in cui tu compirai una gran parte.

Gloc. Raccomandami a lui, e digli, Catesby, che l’antico triumvirato de’ suoi avversarii spargerà dimani il sangue nel castello di Pomfret. Digli per me che in segno di gioia per questa novella, dia un bacio di più all’amabile mistress Shore.

Buck. Buon Catesby; va, riempi bene il tuo ufficio.

Cat. Miei degni lórdi, avrò tutto lo zelo.

Gloc. Riceveremo tue novelle, Catesby, prima dì porci a letto?

Cat. Sì, milord.

Gloc. A Croby ci troverete entrambi.

(Cat. esce)

Buck. Ora, milord, che farem noi, se Hastings non ci seconda?

Gloc. Gli troncheremo il capo, amico... qualche cosa faremo. Rammenta quand’io sarò re di chiedermi la contea di Hereford, con tutti i suoi dominii, di cui il re, mio fratello, era in possesso.

Buck. Dimanderò l’adempimento di tale promessa dalle mani di Vostra Grazia.

Gloc. E pensa che ti sarà accordata con tutta la bontà. Vieni, ceniam tosto; onde possiam maturar meglio i nostri divisamenti.

(escono)