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296 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III

brandisca? È morto il re? È senza capo l’impero? Qnal altro erede di York respira fuori di noi? Chi è il re legittimo d’Inghilterra, se non l’erede del gran York? Dimmi dunque, che fa egli sopra i mari.

Stan. Se questo non è il suo disegno, io non saprei a che appormi.

Ricc. A meno ch’ei non venga per esser vostro sovrano, voi non potete indovinare perchè quel Gallese qui venga? Ma voi vi ribellerete e fuggirete da lui, io temo.

Stan. No, potente sovrano; non diffidate di me.

Ricc. Dove son dunque le vostre schiere per respingerlo? dove i vostri vassalli e i vostri seguaci? Non son essi sulla sponda occidentale per difendervi i ribelli?

Stan. No, mio buon lord, gli amici miei stanno nel nord.

Ricc. Freddi amici per me: che fanno essi nel nord, allorchè servir dovrebbero il loro sovrano nell’occidente?

Stan. Questo ad essi non fu comandato, signore: piaccia a Vostra Maestà di darmene il permesso, ed io radunerò i miei amici, e raggiungerò Vostra Grazia, dove e in quel tempo che vorrete indicarmi.

Ricc. Sì, sì, tu vorresti unirti a Richemond; non mi fiderò di voi, signore.

Stan. Potente sovrano, voi non avete motivo per dubitare della mia amicizia: io non mai fui, nè mai sarò spergiuro.

Ricc. Ebbene, andate e radunate il vostro esercito. Ma pensate a lasciar meco vostro figlio Giorgio. Siate fermo nella vostra, fedeltà, o il di lui capo sconterà il vostro tradimento.

Stan. Trattatelo in ragione della mia fede.(esce; entra un Mesaaggiere)

Mess. Mio grazioso sovrano, dalla notizia che mi hanno data alcuni fidi amici, pare che sir Eduardo Courtnay e quell’altero prelato vescovo di Exeter, suo maggior fratello, siano attualmente nel Devonshire alla testa d’un esercito poderoso. (entra un altro Messaggiere)

Mess. Nel Kent, mio sovrano, Guildford sta in armi; e ad ogni ora affluiscono a lui schiere di ribelli. (entra un altro Messaggiere)

Mess. Milord, l’esercito del grande Buckingham...

Ricc. Via di qui, gufi di morte, (lo percuote) Abbiti queste fino a che mi redii migliori novelle.

Mess. Le novelle ch’io ho da dire a Vostra Maestà sono che per una violenta tempesta e uno straripamento di acque,