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336 IL RE ENRICO VIII


Nor. Può essere; e questa è opera del cardinale, del cardinale re. Quel prete, cieco come il figlio primogenito della fortuna, volge e snatura tutto quello che ascolta; il re un giorno lo saprà, e imparerà a conoscerlo.

Suff. Prego Dio che ciò avvenga: altrimenti ei non conoscerà mai se stesso.

Nor. Come santamente adopera in tutte le sue cose! e con quale zelo! Ora che ha rotta l’alleanza che s’era formata fra noi e l’imperatore, l’illustre nipote della regina, ei s’insinua nell’anima del suo signore, e vi sparge il dubbio, i rimorsi, la crudeltà, la disperazione; e tuttociò a motivo del suo matrimonio. Poscia per ricomprarlo da siffatti tormenti gli consiglia il divorzio e l’abbandono di colei che come gioiello prezioso rimase per venti anni sospesa al suo collo senza nulla perdere del suo prezzo, del suo splendore; di colei che lo ama di quell’amor puro e celeste che sentono gii angeli per gli uomini probi di quella donna che, anche quando le più grandi sciagure l’abbattessero, benedirebbe al suo re: ora questa è ella opera pietosa?

Ciam.. Il Cielo mi guardi dal crederlo! Ma è vero che questa novella corre per tutte le bocche, e non v’è alcuno che non ne parli, non alcuno che non ne gema. Tutti quelli che osano scandagliare questi misteri, veggono il suo principale intento... e nominano la sorella del re di Francia. Pure il Cielo aprirà un giorno gli occhi di questo re, che da tanto tempo stan chiusi sulla condotta di quell’audace e perverso uomo.

Suff. E allora saremo redenti da tanta schiavitù.

Nor. Gran bisogno avremo di pregare, e di cuore, per la nostra liberazione; altrimenti quell’uomo imperioso ne ridurrà da principi a schiavi, avvegnachè tutti gli onori, tutte le dignità dei grandi sono innanzi a lui come un volume di creta, ch’ei modella e informa a suo senno.

Suff. Per me, miei lórdi, io non l’amo nè lo temo, ecco la mia dichiarazione; essendo stato fatto quello che sono senza di lui, tale resterò ancora suo malgrado, se ciò piace al mio sovrano. Le sue maledizioni o le sue grazie, il suo odio o la sua amicizia, sono eguali per me. Oracoli sono a cui non credo. L’ho conosciuto, lo conosco, e lo abbandono a quegli che l’ha reso sì vano, al pontefice.

Nor. Entriamo, e cerchiamo con qualche altro oggetto di distrarre il re dalle cupe riflessioni che troppo lo assorbono. Milord, ci volete accompagnare?

Ciam. Perdonatemi, Enrico mi ha dato ordini che mi chiamano