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358 IL RE ENRICO VIII

che permessa non era che a un insensato! Qual demonio nemico mi ha fatto introdurre questo scrìtto nel piego ch’io mandavo al re? Non v’è dunque riparo a tale imprudenza? Niun espediente rimane per togliergli questo pensiero? Conosco ch’esso deve agitarlo potentemente. Nondimeno parmi mi rimanga una via, in onta della fortuna, per ritornare in grazia. A chi va quest’altro foglio? Al papa? La lettera, quant’è vero ch’io vivo, con tutte le ambagi ch’io esposi a Sua Santità! Tutto è ora finito; toccato ho la cima delle mie grandezze, e da quello splendente meriggio di gloria precipiterò nelle più dense tenebre: cadrò come una fulgida esalazione della sera, e niun uomo mai più mi rivedrà.

(rientrano i duchi di Norfolk, di Suffolk, il conte di Surret, e il lord Ciambellano)

Nor. Cardinale, udite gli ordini del re: ei vi comanda di consegnarci tosto il gran suggello, e di ritirarvi nel castello di Ashr, di milord di Winchester, finchè vi faccia significare le sue ultime risoluzioni.

Wol. Fermatevi: dov’è il vostro mandato, milord? Semplici parole non possono avere tanta autorità.

Suff. Chi oserà contraddirle, allorchè esse esprimono la volontà del re, significata dalla sua bocca?

Wol. Fino che non mi si mostri qualcosa di più che una volontà e crudeli parole, vo’ dire che la volontà e le parole del vostro odio geloso, sappiate, signori, che ardirò contraddirle e mi opporrò a tal dimissione. Veggo ora tutta la viltà della vostr’anima, e gli ignobili elementi di cui siete composti. Con quale ardore voi infierite contro la mia disgrazia, come una preda di cui foste affamati! Con qual’instabilità e abbandono abbracciate le cose che possono affrettare la mia ruina! Seguite il corso dei vostri invidiosi desiderii, uomini gelosi e malvagi; l’apologia l’avrete nella religione e nella carità; nè dubitate che un giorno non riceviate la vostra giusta ricompensa. Cotesto suggello, che mi richiedete con tanta violenza, il re vostro signore e mio me lo diede di sua mano, e mi ordinò di valermene così come degli onori che vi sono congiunti per tutto il corso della mia vita. Or chi oserà di ritogliermelo?

Sur. Il re che ve lo diede.

Wol. Venga dunque egli stesso.

Sur. Tu sei un perverso traditore.

Wol. Superbo lord, menti: non son due giorni ancora che Surrey avrebbe preferito di vedersi bruciare la lingua, prima che parlarmi così.