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ATTO TERZO 41

rebbe le tue forme eleganti, se fosse calzato di raso! Veggo ciò che sei, se la fortuna non ti fosse nemica; ma ti è amica la natura: questo non puoi nascondere.

Miss. Ford. Credete, non vi è nulla in me.

Fal. Qual cosa adunque mi fa amarti? Lascia che ti persuada che è in te qualcosa di divino. Ma io non posso esprimerti, nè dirti qual sei: io non posso somigliare a quei zerbini odorosi che han dovizie di belle frasi, come i farmacisti di semplici. Io non posso che amarti, e amarti sola e immensamente.

Miss. Ford. Non m’ingannate, signore; temo che amiate anche mistress Page.

Fal. Puoi dire ancora ch’io amo di dimorare nelle prigioni di Stato, che più odiose mi sono che il fumo di un calderaio.

Miss. Ford. Bene, il Cielo sa come io vi ami; e un di voi pure lo saprete.

Fal. Conserva tali sensi; io li merito.

Miss. Ford. Io vi dico che così facciate voi pure; altrimenti non persevererò in essi.

Rob. (dal di dentro) Mistress Ford, mistress Ford, vi è mistress Page anelante e sudata, che con occhi feroci chiede di parlarvi tosto.

Fal. Ella non mi vedrà; mi asconderò dietro gli arazzi.

Miss. Ford. Pregovi, fatelo; è donna molto maledica... (Fal. si nasconde. Entrano mistress Page e Robin) Ebbene? ebbene?

Miss. Page. Oh mistress Ford, che avete voi fatto? Siete disonorata, siete perduta per sempre.

Miss. Ford. Perchè, buona mistress Page?

Miss. Page. Oh sciagurato giorno, mistress Ford! Come avendo sì onesto marito dargli tal cagione di sospetto?

Miss. Ford. Quale sospetto?

Miss. Page. Quale sospetto? Arrossitene! Me pure avete ingannata!

Miss. Ford. Perchè, oimè! perchè?

Miss. Page. Vostro marito vien qui, donna, con tutti gli ufficiali di Windsor per cercarvi un gentiluomo, che egli dice essere ora in questa casa col consenso vostro, per trarvi turpe profitto della sua lontananza. Siete perduta.

Miss. Ford. (a parte) Parlate più forte. — Spero che non sia così.

Miss. Page. Piaccia al Cielo che non sia vero che qui stia un uomo; ma è certo che vostro marito viene con la metà di Windsor alle calcagne, per cercarvelo. Io venni innanzi per dirvelo