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91 ATTO SECONDO

umane l’amicizia si mostra fedele, fuorchè nell’amore. Così dunque ogni cuore amoroso non adoperi che la sua propria voce; l’occhio traffichi solo per se stesso, e rifiuti i soccorsi di un agente. La bellezza è un’incantatrice, e la buona fede che si assoggetta ai suoi dardi si dissolve in sangue. È una verità che occorre sempre, e a cui nondimeno io avevo pensato così poco. Addio dunque, Ero! (rientra Benedick)

Ben. Il conte Claudio?

Claud. Sì.

Ben. Volete venir con me?

Claud. Dove?

Ben. A piè del primo salice, conte. Come porterete la ghirlanda che ne intesseremo? al vostro collo, quasi fosse la catena di un usuraio? o sotto l’ascella come la ciarpa di un luogotenente? In qualche modo bisogna bene che la portiate, perocchè il principe ha conquisa la vostra Ero.

Claud. Gli auguro molta felicità con lei.

Ben. Quest’è parlare da onesto vaccaio; così essi dicono vendendo i loro vitelli. — Ma avreste creduto mai che Don Pedro vi servirebbe in tal guisa?

Claud. Ve ne prego, lasciatemi.

Ben. Ora somigliate al cieco che batte chi gli sta innanzi: fuggito il ladro, chiudete ora la casa.

Claud. Poichè non volete lasciarmi, vi lascierò io. (esce)

Ben. Oimè! povero uccello ferito, tu vai a posarti sopra qualche arida paglia? Ma che Beatrice mi conosca sì bene e non mi conosca? Il buffone del principe! Ah può ben essere che io sia onorato di questo titolo, perchè son allegro! No, mi mostro troppo sollecito a farmi ingiuria da me. Tale non sono riputato: è l’invida e amara tempera di Beatrice che mi mette così in giuoco. Bene, mi vendicherò come posso. (rientrano Don Pedro, Ero e Leonato)

D. Pedro. Ebbene, signore, dov’è il conte? Lo vedeste?

Ben. In verità, gentiluomini, ho compiuta la parte di madonna Fama; trovai qui il conte melanconico come una casa disabitata e gli dissi, e credo gli dicessi il vero, che Vostra Signoria si è captivata gli affetti di quella giovine donzella; e mi offersi di accompagnarlo ad un salice, o per fargli una ghirlanda, come derelitto, o per fornirgli un fascio di verghe, quale uomo degno di essere frustato.

D. Pedro. Di essere frustato! Ma che fallo commise?

Ben. Il fallo di uno scolaro che, pieno di gioia per aver sco-