Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/516

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ATTO QUARTO


SCENA I.

L’interno di una chiesa.

Entrano sir Don Pedro, Don Giovanni, Leonato, un Frate, Claudio, Benedick, Ero, Beatrice, ecc.

Leon. Siate breve, frate Francesco; limitatevi al solo rituale del matrimonio, e direte poscia quali siano i loro doveri.

Il Frate. Voi veniste qni, signore, (a Claud.) per isposare questa fanciulla?

Claud. No.

Leon. Per ammogliarsi con lei, padre; venne per ammogliarsi con lei.

Il Frate. Voi venite, signora, per isposare questo conte?

Ero. Sì.

Il Frate. Se qualcuno di voi conosce qualche impedimento segreto che vieti di unirvi, io vi impongo sulle anime vostre di rivelarlo.

Claud. Ne sapete voi alcuno, Ero?

Ero. Nessuno, signore.

Il Frate. Ne conoscete voi alcuno, conte?

Leon. Oserei rispondere per lui di no.

Claud. Oh! che non osano gli uomini? che non possono essi osare? che non fanno ogni dì, inconscii del loro operato?

Ben. A che tali interiezioni? E questa una cosa da ridere?

Claud. Fermatevi, religioso. — Voi, padre di questa fanciulla, mi date voi vostra figlia con volontà libera e di pieno cuore?

Leon. Così liberamente, figlio, come Dio me la diede.

Claud. E che vi ho io da dare, il cui prezzo ricambi questo ricco e prezioso dono?

D. Pedro. Nulla, a meno che non la rendiate a quegli che la possiede.

Claud. Buon principe, voi m’insegnate una nobile gratitudine. Riprendete, Leonato, riprendete la figlia vostra, nè date al vostro amico quest’arancio corrotto; ella non ha che le esteme sembianze dell’onore. Guardatela tutti! Arrossisce come una vergine! Oh! con qual pudore seducente, con qual mostra di verità il vizio