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ATTO SECONDO 159

pietà che non ne senta un cane. Un giudeo avrebbe pianto vedendo quella nostra separazione: la mia avola, quantunque cieca e senz’occhi, pure lagrimò. Vuo’ descrivere come ciò accadde. Supponiamo che questa scarpa sia mio padre; no; questa scarpa a sinistra è mio padre: no, no; questa scarpa a sinistra è mia madre; no; non può essere;... pure è così, è così; perchè ha il tomaio più cattivo. Questa scarpa sdrucita è mia madre; e questa, mio padre. Ch’io sia appeso se non è vero: poi questo bastone è mia sorella; perocchè ella è bianca come un giglio, e piccola come una verga: questo cappello è Nanne, nostra serva; io sono il cane... no; il cane è lui stesso, ed io son io: così sta bene. Ora vado da mio padre; padre, la vostra benedizione! Ecco che la scarpa piange tanto che non può proferire una parola; adesso debbo baciare mio padre; ebbene ei piange anche di più. Eccomi alfine da mia madre: oh se ella potesse ora parlare! Ma è frenetica e disperata. Bene, l’abbraccierò: oimè! ha perduta la respirazione: ora vado da mia sorella; udite come geme: e il cane durante tale scena non versa una lagrima, non proferisce un lamento: io invece fo della polvere fango coll’umore de’ miei occhi. (entra Pantino)

Pan. Launzio, alla nave, alla nave; il tuo padrone è imbarcato, e devi raggiungerlo coi remi. Che v’è? Perchè piangi? Via, asino; perderai il flusso se ti fermi ancora1.

Laun. Che me ne cale, se è il flusso più villano che mai gonfiasse?

Pan. Perchè lo chiami villano?

Laun. Perchè mi obbliga ad abbandonare queste amate sponde.

Pan. Poni fine alle ciance, o non farai più il viaggio; non facendo il viaggio perderai il padrone; perdendo il padrone, perderai il servigio; perdendo il servigio... perchè mi chiudi la bocca?

Laun. Per tema che tu non perda la lingua.

Pan. Dove dovrei perder la lingua?

Laun. In mezzo al tuo racconto. — Perderò il padrone, il viaggio e il servizio? Non sai che se il mare fosse asciutto lo empirei colle mie lagrime? e che se il vento più non soffiasse, farei andar la barca co’ miei sospiri?

Pan. Vieni, vieni; fui mandato per chiamarti.

Laun. Chiamami fin che vuoi.

Pan. Ti piace seguirmi?

Laun. Sia pure, verrò. (escono)

  1. Occorre qui un giuoco di parole fra tide, flusso, e tied, legato.