Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/650

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ATTO QUARTO 251


Troil. Udite? Siete chiamata. V’è taluno cbe pensa che il genio della morte gridi vieni a quegli che deve in breve morire. — Ditegli d’esser pazienti; ch’ella andrà frappoco.

Pan. Dove son le mie lagrime? Sgorgate dunque per dileguare la tempesta che rugge nel mio cuore, o egli scoppierà. (esce) Cres. Dovrò io tornare fra i Greci?

Troil. Non v’è riparo.

Cres. La sfortunata Cressida andrà fra i Greci!... quando ci rivedrem noi?

Troil. Odimi, mio amore: pensa soltanto ad essermi fedele...

Cres. Io fedele! Perchè solo il sospetto?..

Troil. No, non dubbii ora, non rimproveri quando l’istante della nostra separazione è giunto. Non ti esorto ad esser fedele perch’io tema di te; avvegnachè sfiderei la morte per sostenere che tu sei purissima: ma ti dico di esser fedele solo per proferire quelle parole che van dietro ad esse, sii fedele e certamente mi rivedrai.

Cres. Oh Principe! voi sarete soggetto a mille, ma io vi serberò sempre il mio amore.

Troil. Ed io per tal promessa avrò il pericolo in conto di amico. — Portate questa manica.

Cres. E voi questo guanto; quando ci rivedremo?

Troil. Corromperò le scolte dei Greci per vederti di notte. Amami ognora.

Cres. Oh Cielo! parli di nuovo di ciò?

Troil. Odi, mia amica, io ti favello così perchè so che i giovani Greci son favoriti dalla natura, dotati di grazie, e perfezionati dalle arti. Al pensiero dell’impressione che produr possono in te i nuovi giovani che stai per vedere, una specie di gelosia mi empie di turbamento.

Cres. Oh Cielo! voi non mi amate.

Troil. Possa io morire da vile se non ti amo! Sebbene così ti parli è però meno delia tua fedeltà ch’io dubito che del merito mio; la mia voce non sa adattarsi al canto, nè i miei piedi alla danza, nè la mia lingua all’adulazione; io non ho queste doti familiari ai Greci, ma affermo che sotto tali doti sta nascosto un demone pericoloso, che ti tenderà insidie colla maggiore astuzia: sii cauta nel lasciarti tentare.

Cres. Credi che mi lascierei tentare?

Troil. No; ma noi facciamo qualche volta cose che far non vorremmo, e precipitiamo per troppo presumere della nostra potenza.