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IL RE ENRICO VI - ATTO QUINTO 59


Gloc. E in quanto all’offerta del vostro signore, ne ho istrutto Sua Altezza peculiarmente: e il re soddisfatto delle qualità e delle virtù della principessa, conscio della sua bellezza e della sua dote, farà di lei la regina d’Inghilterra.

Enr. In argomento e prova del qual contratto, recatele questo gioiello, pegno del mio affetto. — E voi, milord protettore, fate ch’essi siano condotti sicuramente fino a Douvres; dove imbarcati abbiano poi amico il mare.

(esce col suo seguito; Gloc., Ex. e ambasciatori)

Win. Fermatevi, signore; voi prima dovete ricevere la somma ch’io promisi pel dono di questi ornamenti.

Leg. Aspetterò l’agio di vossignoria.

Win. Ora, Winchester non si sommetterà, io credo, nè cederà al più superbo dei Pari Umfrey di Glocester, tu ben ti avvedrai che nè per nascita, nè per autorità il vescovo sarà posto al disotto di te: io ti farò piegare il ginocchio dinanzi a questa porpora, o sconvolgerò tutto il reame colle ribellioni. (escono)

SCENA II.

Francia. — Pianure d’Anjon.

Entrano Carlo, Borgogna, Alençon, la Pulcella e l’esercito marciante.

Car. Queste novelle, signori, possono allegrare i nostri spiriti: si dice che i superbi parigini si ribellano e tornano alle parti di Francia.

Alen. Andiam dunque a Parigi, magnanimo Carlo, e non teniamo inoperoso il nostro esercito.

Pul. La pace sia fra loro, se riedono a noi; se no, la distrazione abbatta i palagi di quell’altera città.

(entra un Messaggiere)

Mess. Vittoria al nostro magnanimo generale, e prosperità ai suoi seguaci.

Car. Quali novelle rechi? Parla.

Mess. L’esercito inglese ch’era diviso in due, si è ora ricongiunto, e intende di venirne tosto a battaglia.

Car. Subitana è un po’ la novella, signori; ma ad essa provvederemo.

Bor. Ho fede che l’ombra di Talbot non sia fra di loro; nè essa essendovi, nulla dobbiam temere.

Pul. Di tutte le vili passioni, la più ignominiosa è il timore: