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298 È TUTTO BENE QUEL CHE A BEN RIESCE


Laf. Quei giovani son di ghiaccio: alcuno non l’accetta: e son bastardi Inglesi che non mai ebbero padri di Francia.

El. Voi siete troppo giovine, troppo felice e troppo nobile per ingenerare un figlio del sangue mio.

Signore. Codesto io non credo, mia bella.

Laf. Rimane ancora un buon grappolo cui certo ella vorrà spremere.

El. (a Beltramo) Io non oso dire che vi prendo, perchè son io che tutta intera mi do a voi, e che mi sottometto a servirvi per tutta la mia vita — Questa è la mia scelta.

Re. Ebbene, giovine Beltramo, dàlle la mano, ell’è tua moglie.

Bel. Mia moglie, signore? Oserei scongiurare Vostra Maestà di concedermi in così fatta scelta facoltà di lasciar giudici i mìei occhi.

Re. Non sai tu dunque, Beltramo, quello che ella ha fatto per me?

Bel. Sì, mio buon signore; ma ignoro perchè io debba sposarla.

Re. Ti è noto ch’ella mi ha ricompro da un letto di dolori?

Bel. E debbo perciò la mia ruina essere la conseguenza necessaria del vostro risanamento? Io la conosco benissimo: ella crebbe allevata da mio padre; nè la figlia di un povero medico potrà mai essere mia moglie. Un obbrobrio eterno caopra piuttosto il mio nome!

Re. Tu non isdegni in lei che il suo stato, ch’io posso a mio senno illustrare. Strano è assai che il nostro sangue che per la tinta, il peso e il calore non mostrerebbe alcuna distinzione, voglia nondimeno separarsi negli uomini con tante differenze. Se questa bella possiede ogni virtù, e tu non la sdegni se non perchè figlia di un povero medico, tu rifuggi dalla virtù per un vano nome. Non giudicar così, Beltramo. Allorchè la virtù scaturisce da una sorgente oscura, la sua oscurità viene alluminata dal medito di quegli che la possiede. Colui che privo di virtù va gonfio di vani titoli, non ha che un’ombra di onore. Ciò che per sè è buono, è buono senza titoli; e quel che è vile, vile resta sempre, malgrado ogni pompa. Il prezzo delle cose dipende dal loro merito, e non dal loro nome. Ella è giovine, savia, bella; ha ricevuto tale eredità in linea diretta dalla natura, e son queste qualità che fanno la gloria vera. Onore non ha colui che si chiama figlio dell’onore, e non somiglia al padre suo. I nostri onori fruttificano allorchè li facciam procedere dalle nostre opere, piuttostochè dai nostri avi. Quanto a quella parola onore, essa non è che un vil testimonio che sta sopra ogni sepolcro, un trofeo bugiardo che spesso non apparisce laddove giacciono onorate ceneri. Che posso