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ATTO QUINTO 335


Re. Che dic’egli di vostra figlia? Gliene avete parlato?

Laf. Dice che è in tutto disposto ad obbedir Vostra Maestà.

Re. Vi saranno donque nuovi sponsali. Ho ricevuto lettere che lo cuoprono di gloria. (entra Beltramo).

Laf. E sembra lieto.

Re. Io non sono immutabile, e sulla mia fronte tu puoi vedere nel medesimo istante splendere il sole e ruggire la tempesta. Ora le nubi si disperdono, e cedono il posto al più fulgido giorno: avvicinati, il Cielo ha ripreso la sua serenità.

Bel. Oh mio caro sovrano! perdonatemi i falli che ho espiati col più profondo pentimento.

Re. Tutto è dimenticato. Non si parli più del passato. Afferriamo pei capelli il presente che fugge perchè siamo vecchi, e sui nostri disegni più solleciti il tempo scorre senza rumore, e gli annulla prima che siano attuati. Voi ricorderete la figlia di questo signore?

Bel. Con ammirazione la rimembro, mio re. Io l’aveva scelta nel cuore prima che la mia bocca osasse dichiararlo; e dalla viva impressione ch’ella mi aveva fatta, io non vidi più le altre donne che col telescopio del disprezzo che le sfigura, e ne offusca le più belle doti: da ciò provenne che quella, di cui tutti tessono le lodi, e ch’io stesso ho cominciato ad amare poichè l’ho perduta, spiaceva a’ miei sguardi, e pareva al mio occhio una macchia, un fuscello che l’offendesse.

Re. Ben vi scusate. L’amore, di cui ardete ora per lei cancella una gran parte delle vostre colpe; ma l’amore che viene troppo tardi (simile al perdono della clemenza recato all’infelice condannato quando non è più in tempo) diventa un rimprovero acerbo per colui che lo prova, e non gli è che di perpetuo rimorso. Nelle nostre temerarie prevenzioni, noi non sappiamo fare alcuna stima degli oggetti preziosi che possediamo, e non impariamo a sentirne il prezzo, che all’orlo del sepolcro. Spesso i nostri risentimenti crudeli verso di noi medesimi distruggono i nostri amici, e ne fan poscia versar vani pianti sulle loro ceneri. E mentre l’odio si addorme, l’amicizia si desta e piange veggendo le sventure accadute. Queste riflessioni servono d’elogio funebre alla sfortunata Elena; ed ora obbliamola. Rivolgi tutto il tuo amore verso la bella Maddalena; ogni consenso è ottenuto, e qui resterò finchè queste seconde nozze abbiano posto fine alla tua vedovanza.

Cont. Possa questa seconda unione esser più felice della