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104 LA DODICESIMA NOTTE O QUEL CHE VORRETE

spesso di farsi comprare che di darsi alle preghiere della tenerezza. — Parlo troppo forte... dov’è Malvolio?... Egli è grave austero, e ben si conforma alla mia situazione. — Dov’è egli?

Mar. Viene, signora, ma stranamente abbigliato: certo ha qualche cosa in testa.

Ol. Che vuoi tu dire? Sarebb’egli impazzato?

Mar. No, ma sorride continuamente. Sarebbe bene, signora che aveste qualcuno con voi, per vostra sicurezza, quand’egli giunge, perchè quell’uomo si è mutato alquanto.

Ol. Fallo entrare. Io sarò insensata al par di lui, se la pazzia gaia e la pazzia malinconica sono eguali. — (entra Malvolio) Ebbene, Malvolio?

Mal. Dolce signora, oh, oh. (sorride bizzarramente)

Ol. Tu sorridi, io ti mandai a chiedere per un oggetto grave e tristo.

Mal. Tristo, signora? Io pure allora potrei divenirlo, perchè queste giarrettiere dorate cagionano sempre qualche ostruzione nella circolazione del sangue: ma che importa ciò? Se esse piacciono all’occhio di una sola donna, io son nel caso del sonetto che dice: se piaccio ad una sola a tutti piaccio.

Ol. Che cosa vuoi dire? che cosa intendi?

Mal. Non vi è nero nella mia anima, sebbene vi sia giallo nelle mie gambe. — Ella cade fra le sue mani, e gli ordini saranno eseguiti. Io credo di ben conoscere il dolce carattere romano.

Ol. Vuoi tu andare a letto, Malvolio?

Mal. A letto? Sì, dolce cuore: ma con te.

Ol. Iddio ti conforti! Perchè sorridi così e ti baci la mano tanto spesso?

Mar. Che fate Malvolio?

Mal. Rispondere alle vostre dimande? Sì, come i rossignoli rispondono alle cornacchie.

Mar. Perchè vi mostrate con sì ridicola baldanza dinanzi a madonna?

Mal. Non lasciarti atterrire dalle grandezze, codesto era scritto.

Ol. Che vuoi tu dire, Malvolio?

Mal. Alcuni nascono grandi...

Ol. Ah!

Mal. Alcuni comprano la grandezza.

Ol. Che dice?

Mal. E ad alcuni la grandezza va incontro...

Ol. Il Cielo ti ritorni il senno.