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242 | PERICLE PRINCIPE DI TIRO |
Per. Reverendo signore, niun uomo può assomigliarsi agl’immortali più di voi. Mi volete ora dire come rinvenisse questa estinta?
Cer. Ve lo dirò, signore, appena siam giunti in mia casa, dove vi potrò dimostrare tutto quello che feci per lei.
Per. Celeste Diana, sii benedetta per la visione che mi mandasti! Io a te di qui innanzi offrirò sempre le mie oblazioni notturne. Taisa, questo principe, fidanzato della figlia vostra, deve sposarla a Pentapoli: ed io, per onorare le nozze della mia amata Marina, mi reciderò questa lunga barba, che mi mostrava così austero, e che in questi quattordici anni non aveva più toccata per ambascia.
Tais. Cerimone ha lettere da buona fonte, signore, che lo avvertono che mio padre è morto.
Per. Gli Dei lo trasmutino in una stella! Qui allora, mia regina, celebreremo i loro sponsali, e in questo regno passeremo il restante dei nostri dì: nostra figlia e il suo consorte regneranno in Tiro. Cerimone, precedetene, e apparecchiatevi a fare il resto del racconto. (escono; entra Gower)
Gow. In Antioco e sua figlia voi udiste giustamente punito il fallo d’una mostruosa concupiscenza; in Pericle, nella sua sposa e nella figliuola sua, vedeste (sebbene assaliti da una fortuna contraria) preservata la virtù dalle tentazioni della colpa, e tal virtù ricompensata da ultimo con una vera felicità. In Elicano potete scorgere un uomo sincero, fedele, leale: nell’augusto Cerimone, avete da vedere quanto sia nobile la bontà e la beneficenza. Risperto al malvagio Cleone e a sua moglie, allorchè la fama si fu diffusa della loro opera d’inferno, la città sdegnata si sollevò, e il popolo, chiusili nel loro palazzo, li abbruciò vivi. Così gli Dei vollero punirli d’un omicidio, quantunque solo pensato. Ma per non abusare omai più della vostra pazienza, augurandovi ogni bene, vi dirò senz’altro che il nostro dramma è finito. (esce)
fine del dramma.