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ATTO TERZO 257


Drom. di E. Chi è l’insensato che fu fatto nostro portiere? Il mio padrone aspetta nella strada.

Drom. di S. Lascia ch’ei vi passeggi finchè è stanco.

Ant. di E. Chi parla costà dentro? Olà aprite la porta.

Drom. di S. Lo farò, signore, purchè me ne diciate il perchè.

Ant. di E. Perchè voglio pranzare; perchè non ho ancora mangiato.

Drom. di S. Nè qui per oggi mangierete, potete esserne certo.

Ant. di E. Chi sei tu che mi tieni fuori della mia casa?

Drom. di S. Son per ora il portiere, signore, e il mio nome è Dromio?

Drom. di E. Oh furfante! tu mi hai rubato in pari tempo il nome e l’ufficio. L’uno non mi ha mai procurato credito, l’altro mi ha attirato rimproveri. Se tu fossi stato Dromio oggi, e ti fossi trovato al mio posto, avresti volentieri cambiato il tuo nome d’uomo in quello d’asino.

Lucia. (dal di dentro) Che strepito è questo? Dromio, chi v’è alla porta?

Drom. di E. Lascia entrare il padrone, Lucia.

Lucia. No, egli vien troppo tardi.

Ant. di E. Che dici tu maledetta? Spero ci lascierai ben entrare.

Lucia. Cosa volete qui?

Drom. di E. Padrone, atterriamo la porta.

Lucia. Battete finchè volete.

An'. di E. Vi pentirete di questa beffa se riesco a venir dentro.

Lucia. Di che abbisognano costoro per far tanto strepito?

Adr. (dal di dentro) Chi è fuor della porta?

Drom. di S. Su l’onor mio, la vostra città è messa sossopra da qualche libertino.

Ant. di E. Siete voi costà, mia moglie? Potevate venire un po’ prima.

Adr. Vostra moglie, signore! Allontanatevi, furfante, da questa porta.

Ang. Da quel che veggo non vi sarà qui nè banchetto, nè buon accoglimento. Faremo bene a cercarne altrove.

Bald. Per aver discusso qual era dei due il migliore, non avremo nè l’uno, nè l’altro.

Drom. di E. Essi stanno alla porta, signore; date loro il benvenuto.

Ant. di E. Vì è in ciò qualche malefizio, ch’io romperò; vammi a cercare una leva, perchè atterri la porta.