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292 LA NOVELLA D'INVERNO


Leon. Arrendersi alle istanze della vostra regina? Basta così. — Ascolta, Camillo, io ti ho confidati i più cari segreti del mio cuore, siccome quelli dello Stato mio, e come il sacerdote a cui riveliamo le nostre colpe, tu hai purgato il mio seno da amori malefici, e lasciato mi hai sempre qual tuo penitente convertito: ma io ho errato rispetto alla tua integrità, grandemente mi sono ingannato.

Cam. Il Ciel nol voglia, signore.

Leon. Sì, tu non sei onesto, o se inchinato a ciò ti mostri, un vile sei che recidi i talloni all’onestà, e le impedisci di seguire il suo corso naturale: se questo non fosse, bisognerebbe che io ti riguardassi come un ingrato, o un pazzo, che vede rapirmi i miei più ricchi tesori, e ne ride come se nulla fosse.

Cam. Mio nobile sovrano, posso essere negligente, insensato e timido; nessun uomo è così esente da tali difetti, che la sua negligenza, la sua follìa e la sua timidezza non si mostrino qualche volta nell’infinita moltitudine dei negozi di questo mondo. Se mai son stato negligente per voi, signore, senza disegno, fu in me follìa; se fui leggero, se vacillai in qualche opera di cui l’esito mi paresse dubbio e di cui necessaria fosse l’esecuzione, infermità son codeste dalle quali il più savio può essere tocco. Ma scongiuro Vostra Maestà di parlarmi in modo più chiaro, e di farmi conoscere palesemente il mio fallo, che s’io negherò, sarà perchè non l’avrò commesso.

Leon. Non hai tu veduto Camillo, (e veduto certo l’avrai) o inteso dire, (perchè intorno ad una cosa visibile le lingue non possono tacersi) o pensato, (avvegnachè non vi ha facoltà di pensiero nell’uomo, che atta non sia a tali riflessioni) che mia moglie mi è infedele? Se vuoi, confessalo; o altrimenti negalo con impudenza, nega che tu abbia gli occhi, le orecchie e un pensiero. Se infedele ella è dunque, essa merita l’abbominio di tutti i buoni. Che mi rispondi?

Cam. Non vorrei udire offuscar la fama della mia regina, senza sguainar la spada. Voi avete proferite indegne parole, cui il ripetere sarebbe un delitto tanto grande, quanto quello che voi sospettate che ella possa aver compiuto.

Leon. E nulla è dunque il favellarsi all’orecchio? Nulla l’avvicinarsi tanto colle teste? Nulla il baciarsi internamente le labbra? Nulla il soffocare uno scoppio di risa con un sospiro? E il cercare le ombre più romite, e il desiderare perpetuamente la notte, e il volere la cecità comune per compiere inavvertita la colpa; nulla sarà tutto ciò? In tal caso il mondo, e quanto nel