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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/311

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302 LA NOVELLA D'INVERNO


Paol. Fatelo, ve ne prego... Voi altri, allontanatevi. (il seg. esce)

Cust. E bisogna, signora, ch’io sia presente alla vostra conferenza.

Paol. Sia pure. (esce il Cust.) Quanta crudeltà! Quante barbare durezze! (rientra il Custode con Emilia) Cara donzella, come sta la nostra graziosa regina?

Em. Tanto bene, quanto può stare una donna di così alto grado, venuta in simile infortunio. Fra gli spaventi e i dolori che l’hanno assalita, ella si è sgravata un po’ prima del tempo.

Paol. Di un fanciullo?

Em. Di una figliuoletta vigorosa e bella. Quella bambina è di gran consolazione alla misera madre. Essa le dice: mia povera prigionierina, io sono innocente come te.

Paol. Lo giurerei. Oh pericolosi e funesti impeti della pazzìa di un monarca! Maledizione alle sue stravaganze! Bisogna recargli la novella, e tal ufficio si addice ad una donna: l’assumo sopra di me. Se parole melate usciranno dalla mia bocca, si inaridisca la mia lingua sì ch’io non possa mai più usarne. — Vi prego, Emilia, offrite l’omaggio della mia rispettosa obbedienza alla regina: se ella vuole affidarmi la sua pargoletta, io andrò a mostrarla al re, e gli parlerò col maggior calore. Noi non sappiamo fino a qual segno la vista di quella bambina possa addolcirlo: spesso il silenzio dell’innocenza persuade, laddove la parola verrebbe meno.

Em. Nobile e virtuosa dama, il vostro onorato carattere, la vostra beneficenza e la vostra onestà sono così manifeste, che questa intrapresa così volontaria per parte vostra, non può mancare d’avere un esito fortunato: non vi è altra dama alla Corte che potesse riempiere meglio di voi così importante ufficio. Degnatevi di entrare in quella camera: andrò tosto ad istruirla regina della vostra offerta generosa. A lei pure stamane era venuta questa idea, ma non aveva osato proporre a nessuna il nobile incarico, per tema che non venisse rifiutato.

Paol. Ditele, Emilia, che ne uscirà dalla mia lingua tanta eloquenza, quanta arditezza ho nel cuore, avrò trionfato.

Em. Il Cielo vi ricompensi della vostra bontà. Venite.

Cust. Signora, se anche la regina volesse affidarvi la fanciulla, io non so a qual pericolo mi esponessi lasciandola escire senza averne alcun ordine.

Paol. Voi non avete nulla a temere; la fanciulla era prigioniera nel seno della madre, ed è stata posta in libertà dalle leggi