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ATTO TERZO | 315 |
potrebbero esservi altro che scervellati di diecinove e di ventidue anni, che volessero andar a caccia con un tal tempo? Mi han fatto smarrire due delle mie migliori pecore, e temo che il lupo non le trovi prima del loro padrone: se il lupo non le mangiò, dovrebbero essere sulla riva del mare, dove pascono le alghe. Buona fortuna se tu volessi... Che v’è costà? (raccogliendo la bambina) Misericordia, una fanciulla in fasce: una bella creatura; è un fanciullo o una bambina? Oh! è certo una fanciulletta, frutto di qualche fallo, perchè sebbene io non abbia studiato nei libri, so però leggere sui cespi le tracce d’una fante in avventure. Qualche opera consumata sopra una scala o dietro ad una porta. Coloro che la commisero avean più caldo di questa povera bambinella, che per pietà vuo’ raccogliere: aspetterò nondimeno che venga mio figlio: dianzi ancora l’udii chiamarmi: olà, olà! (entra il Clown)
Cl. Oh, oh, oh!
Past. Che! eri così vicino? Se vuoi vedere una cosa, di cui si parlerà ancora quando sarai morto e ridotto in polvere, vieni qui. Che hai, che tremi?
Cl. Ho vedute due cose sul mare e sulla terra, ma non posso dire che sia il mare, perchè ora il mare e il cielo non fan più che uno, e fra il mare e il firmamento, non sapreste porre la punta di un ago.
Past. Ebbene, che fu?
Cl. Vorrei che aveste veduto soltanto come spuma, s’adira, e scava le sue sponde: ma codesto non è l’importante. Oh! qual pietoso grido gemevano quei sventurati, e quale spettacolo era il vederli qualche volta, e poi il non vederli più, mentre il vascello andava ora a traforar la luna colla punta del suo grand’albero, ora a sepellirsi in inferno come se gli fosse caduto addosso tutto il creato! — E sulla terra;... sulla terra ho veduto l’orso a mangiargli le spalle intantochè egli gridava verso di me, soccorso, dicendomi che il suo nome era Antigono, gentiluomo di Corte. Ma per finir della nave, bisognava vedere come il mare l’ha inghiottita, come se altro non fosse stata che un guscio di noce! I tapini che vi stavan dentro, mandavano urli acuti, di cui il mare si faceva beffe, come di quelle del povero gentiluomo si faceva beffe l’orso, che ruggiva anche più forte della tempesta.
Past. Dio del Cielo! e quando vedesti tutto ciò, figliuolo?
Cl. Testè, testè: non ho più chiusi gli occhi, dopo sì orribili cose. Quegli infelici non saran per anche freddi sotto l’acque, e