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330 LA NOVELLA D'INVERNO


Past. Appagalo, mio figlio, egli approverà la tua condotta, allorchè la conoscerà.

Flor. No, ei non deve esserne istrutto. Sia soltanto testimonio della nostra unione.

Pol. (scoprendosi) Del vostro divorzio piuttosto, mio giovine signore che non oso chiamare figlio. Tu sei troppo vile, perchè io per tale ti riconosca; tu erede di uno scettro, che mutato hai nella verga di un pastore. — Vecchio traditore, (al Post.) duolmi di non potere, nel farti appendere, abbreviare i tuoi dì che di una settimana. — E tu, fanciulla astuta e ingannatrice, (a Per.) devi conoscere il mentecatto regio che hai amato.

Past. Oh mio cuore!

Pol. Io farò ludibrio di quella tua beltà, e ti renderò più disprezzevole che non è il tuo stato. — Quanto a te, giovine stolto, se mai m’accorgo che osi soltanto gemere un sospiro per esser privo della presenza di costei, ch’io voglio che tu più non rivegga, ti diserederò e non ti crederò più del mio sangue. Ricorda le mie parole e seguimi alla Corte. Tu, Pastore, quantunque sia incorso in tutto il nostro cruccio, andrai per ora esente dalla punizione che meriti: e tu, incantatrice, degna di un pastore e non d’altri, se mai per l’avvenire lo accogli in questa capanna, o ti trovi con lui, ti farò subire la morte più crudele che io possa imaginare. (esce)

Per. Tutto è finito! Ma la sua collera non mi atterrì: stetti più volte per rispondergli, che quel sole medesimo che rischiara il suo palagio non isdegna dì diffondere la sua luce sopra questa capanna che esso vede con occhio egualmente benigno. — Volete or voi andarvene; (a Flor.) io vi avevo ben detto, a che sarebbero riescite le cose. Vi prego, provvedete alla vostra felicità, e rompiamo il sogno che m’aveva inebbriata. Ora muoverò piangendo dietro al mio gregge.

Cam. Buon uomo parlate, che avete da dir voi?

Past. Non posso nè parlare, nè pensare, e non so più dove sono. Ah signore! (a Flor.) voi avete causata la ruina di un ottuagenario, che sperava di scendere in pace nella tomba, che sperava di morire sul letto, sopra di cui suo padre era morto, e di riposare accanto alle virtuose sue ceneri: ma ora il carnefice mi rivestirà d’un drappo mortuario e mi porrà in parte, dove alcun sacerdote non getterà un po’ di polvere sopra il mio corpo. Oh sciagurata! (a Per.) che sapevi che era il principe e volesti avventurarti ad amarlo. Io son perduto, son perduto! Se potessi soccombere in questo momento, avrei finita la mia vita, quando appunto lo desidero.