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ATTO QUINTO 343

Ho congedato sulle vostre rive la più splendida parte del mio seguito che ritorna dal re di Boemia per narrargli il mio successo in Libia, e il mio fortunato arrivo in questa Corte.

Leon. Gli Dei propizii tolgano ogni vapor nocivo dalla nostra atmosfera, finchè voi qui soggiornerete! Voi avete un padre rispettabile, un principe fornito d’ogni pregio; ed io, sebben sacra fosse la sua augusta persona, compiei contro di lui un fallo, di cui il Cielo irritato mi ha punito, lasciandomi senza posterità, mentre ei gode della felicità che a me è vietata, possedendo in voi un figliuolo degno delle sue virtù. Qual padre felice sarei stato anch’io, io che potrei aver ancor vivi un figlio ed una figlia, belli al par di voi! (entra un Signore)

Sig. Mio principe, quel che debbo annunziare non meriterebbe alcuna fede, se non potessi darvene ogni prova. Sappiate, che il re di Boemia mi manda a riverirvi, e vi prega di arrestare suo figlio che, spogliandosi d’ogni dignità, è da lui fuggito, ha rinnegati i suoi alti destini, e il tutto per andar colla figlia di un pastore.

Leon. Ov’è il re di Boemia?

Sign. Qui nella vostra capitale: l’ho lasciato testè per recarvi il messaggio. Mentr’egli s’affrettava per giungere alla vostra Corte, inseguendo, da quel che sembra, questa giovane coppia, incontrò sulla via il padre di questa falsa principessa, e il di lei fratello che avevan lasciati entrambi il loro paese, insieme col giovane principe.

Flor. Camillo mi ha tradito, Camillo, il di cui onore, e la di cui fedeltà avevan fin qui resistito ad ogni prova.

Sign. Potrete rimproverarglielo: egli è col re vostro padre.

Leon. Chi? Camillo?

Sign. Sì. Io gli ho parlato, e fu a lui commessa la cura d’interrogare quella povera gente. Non mai ho veduto due infelici a tremar di più: essi si prostravano alle sue ginocchia, baciavano la terra, prodigavano i giuramenti ad ogni parola; ma il re di Boemia si chiudeva le orecchie, e li minacciava delle morti più crudeli.

Per. Oh mio povero padre! il Cielo non vorrà che la nostra unione si compia.

Leon. Siete voi maritati?

Flor. Non ancora, signore, nè v’è speranza che lo diveniamo. Le avverse stelle ci condannano alle lagrime.

Leon. Principe, è ella figlia di un re?

Flor. Lo sarà, quando sia divenuta mia sposa.