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ATTO QUARTO 395

sorella più bruna di lui... Non sareste voi i proprietarii della capanna ch’io cerco?

Cel. Poichè lo dimandate vi diremo di sì.

Ol. Orlando mi ha commesso di salutarvi entrambe; e manda questo drappo insanguinato a questo giovine, ch’egli chiama la sua Rosalìnda: siete voi?

Ros. Sì: che avvenne?

Ol. Quando Orlando vi ha lasciato promettendovi di ritornare fra un’ora, egli ha attraversato la foresta con idee ora liete, or sinistre, come sogliono aver gli amanti, e giunto al piede di una antica quercia ha veduto un infelice coperto di cenci che dormiva, mentre un serpente gli si era allacciato intorno al collo e stava per vibrare su di lui il suo dardo fatale. All’apparire di Orlando il serpe però s’è sciolto, ed è andato entro un boschetto, all’ombra del quale una lionessa colle mamme aride ed esauste giaceva spiando come un gatto il momento in cui l’uomo addormito si movesse: perocchè tale è il generoso istinto di quel re degli animali, che sdegna ogni preda che gli sembri morta. Alla sua vista, Orlando si è avvicinato a quell’uomo, ed ha riconosciuto in lui suo fratello, il suo fratello maggiore.

Cel. Oh! l’ho inteso parlare qualche volta di quel fratello, e lo dipingeva come la creatura più snaturata che vivesse fra gli uomini.

Ol. Ed aveva ben ragione, perchè io so quant’ei fosse snaturato.

Ros. Torniamo a Orlando. — L’ha egli lasciato in quel pericolo, in procinto d’essere divorato dalla fiera?

Ol. Due volte s’è arretrato, ed ha rivolto il dorso per fuggire, ma la tenerezza e la natura, più forti della vendetta e del suo giusto risentimento, lo hanno indotto a combattere colla lionessa che è caduta dinanzi a lui: fu al remore di quel terrible assalto ch’io mi svegliai dal mio sonno.

Cel. Siete voi suo fratello?

Ros. Foste voi ch’ei salvò?

Cel. Voi che tante volte intendeste a farlo morire?

Ol. Era io, ma ora sono mutato. Non arrossisco di confessarvi quello che fui, dappoichè il mio cuore cangiato mi fa trovar tanta dolcezza nell’esser quel che ora sono.

Ros. E questo drappo insanguinato?

Ol. Ora vi dirò. Dopo che le nostre lagrime di tenerezza furono sgorgate pei mutui racconti delle nostre avventure, e che detto gli ebbi quale accidente avea guidati i miei passi in questa