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398 COME VI PIACE


Piet. Datemi la vostra mano. Siete dotto?

Gugl. No, signore.

Piet. Ebbene, apprendete da me, che avere, vuol dire avere. Un liquido versato da una tazza in un bicchiere (è una figura rettorìca) riempiendo l’uno, vuota l’altra. Tutti i vostri scrittori son d’accordo che ipse è lui; ora voi non siete ipse, perchè lo sono io.

Gugl. Chi siete, signore?

Piet. Lui, la terza persona che deve sposare questa fanciulla: perciò, villico, deponi ogni idea che potessi avere su di lei, o apparecchiati a morire, perch’io ti ucciderò, o se meglio ti piace, ti congederò da questo mondo: tradurrò la tua vita in morte, la tua libertà in ischiavitù, mi farò tuo avversario, e con politica e astuzia ti metterò in brani.

And. Vattene, buon Guglielmo.

Gugl. Dio vi tenga allegro, signore. (esce; entra Corino)

Cor. Il padrone e la padrona vi cercano: andiamo, andiamo.

Piet. Cammina, Andrey, cammina; ti seguo. (escono)

SCENA II.

La stessa.

Entrano Orlando e Oliviero.

Orl, È possibile, che conoscendola appena voi vi siate così di subito innamorato di lei, che le abbiate fatta una dichiarazione e che la vogliate per sposa?

Ol. Non mi parlate dell’ebbrezza di questa subitanea passione dell’indigenza della mia amante, della mia dichiarazione focosa e del suo consenso: ma dite con me ch’io amo Aliena, dite con lei ch’ella mi ama; acconsentite alla nostra unione, sarà un gran bene per voi, perocchè la casa di mio padre e tutte le sue terre a voi toccheranno ed io vivrò qui e morirò semplice pastore. (entra Rosalinda)

Orl Il mio consenso l’avete: si facciano dimani le vostre nozze. Ad esse interverrà il duca e tutta la sua Corte; ite, e disponete Aliena. Ecco la mia Rosalinda.

Ros. Dio vi conservi, degno fratello.

Orl. E voi, anche, amabile sorella.

Ros. Oh mio caro Orlando! quanto soffro di vedervi così ferito.

Orl È una scalfitura ad un braccio.