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ATTO QUINTO | 65 |
Arm. Ch’io baci le vostre regie dita, e prenda congedo da voi; legato sono con un voto: ho promesso a Giacometta di condurra l’aratro per amor suo tre anni. Ma, famosissima Grandezza, volete udire il dialogo che i nostri due dotti uomini han compilato in lode della civetta e del cuculo? Esso avrebbe dovuto seguire immediatamente la fine del nostro spettacolo.
Re. Fateli venir tosto, li ascolteremo.
Arm. Olà! Avvicinatevi. (entrano Oloferne, Nataniele, Moth, ì Costard, ed altri) Da questa parte è Hyems, l’inverno; da quest’altra Ver, la primavera: l’uno è amico della civetta, l’altro del cuculo. Comincia, Primavera.
Canzone.
Primavera: «Quando la margherita dalle vaghe foglie, e l’azzurra viola, e il verbasco grazioso, e mille altri fiori, decorano i prati con ridenti colori, allora il cuculo di fronda in fronda si fa beffe dei consorti, ripetendo continuamente il suo nome tremendo ad ogni orecchio di sposo!»
II.
«Quando i pastori dan fiato alle loro cornamuse, quando la lieta lodola intuonala diana degli agricoltori, quando le tortore innamorate si accarezzano, e si significano il loro affetto, quando le fanciulle imbiancano le loro vesti d’estate, allora il cuculo di fronda in fronda, ecc. ecc.»
III.
L’Inverno: «Allorchè i ghiacci pendono dai tetti, allorchè i pastori si riscaldano col soffio le dita, allorchè il sangue dorme nelle vene, e il latte si agghiaccia dentro ai secchi, allora la civetta dagli occhi incantati strìde per tutta la notte, e udendola l’alacre montanara balza di letto, e va ad attendere alle sue cose».
IV.
«Allorchè tutti i venti irrompono furibondi, e gli uccelli stan sepolti nella neve, allorchè il freddo imporpora il naso, e le famiglie si radunano intorno al fuoco, allora la civetta dagli occhi incantati, ecc. ecc.»
Arm. Le parole di Mercurio sono aspre dopo i canti di Apollo. Voi escite da quella parte, noi ce ne andremo da questa. (escono)
fine del dramma.
V. VII — 5 Shakspeare. Teatro completo